Nel cammino liturgico annuale alla solennità di Pentecoste segue la festa della SS. Trinità, che ci ricorda come Dio, dopo avere preparato il suo popolo Israele, ha mandato il suo Figlio nel mondo, il quale ci ha lasciato lo Spirito santo, come dono della sua presenza e della sua forza, a guidare i suoi discepoli nel cammino della storia, fino al compimento. La rivelazione di Dio, nella storia della salvezza, non esaurisce negli uomini la conoscenza di Lui, perché, come succede per una persona che amiamo profondamente, Egli ha sempre qualche cosa da svelarci.
Ricordo quando ero in seminario e studiavo teologia. Un giorno ero talmente immerso nello studio del mistero di Dio, che ad un certo punto mi sono sentito quasi perso, perché mi sono reso conto che quel Dio, che si è rivelato nella storia, continua a rivelarsi nelle vicende degli uomini e delle donne di oggi, abbracciati dalla sua paterna Misericordia; nella Chiesa, che è il corpo di Cristo e nello Spirito Santo, capace di meravigliare continuamente. Sarebbe davvero presuntuoso per chiunque dire di conoscere Dio, in quanto Egli è Amore che si svela nel divenire della storia e degli uomini e, dunque, anche in me.
Ho letto nei giorni scorsi un libretto scritto da un cinquantenne rimasto vedovo due anni fa, con cinque figli, il quale ha cercato di rileggere la sua storia d’amore, iniziata quando lui aveva 19 anni e lei 16, all’interno dell’oratorio di Monza, dove io ero allora coadiutore, alla luce della fede e della Parola di Dio e del sacramento del Matrimonio. La morte di lei è avvenuta nel giorno del 27° anniversario di matrimonio dopo una malattia incurabile, affrontata con tanta fiducia in Dio e nella Vergine Maria, nella solidità di un amore che nemmeno la morte ha potuto sopprimere e che anzi si rafforza sempre più.
Pensando a Dio e al rapporto con gli uomini mi piace fare riferimento a questo testo, poiché Dio si rivela nel suo attributo più bello, che è Amore, proprio attraverso l’uomo e la donna, creati a immagine e somiglianza di Dio, come scriveva Benedetto XVI nell’Enciclica “Deus Caritas est”: “Il Matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano” (n.11). Questo è un cammino: “l’amore non è mai concluso e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso”(n.17).
Nella festa della Santissima Trinità mi sembra bello credere che le definizioni non bastano per conoscere il mistero di Dio, ma è necessario fare esperienza del suo amore, attraverso anche l’amore umano che deve diventare divino. Scrive ancora Benedetto XVI: “L’amore è divino perché viene da Dio e ci unisce a Dio e, mediante questo processo unificante, ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia tutto in tutti” (n.18).
A noi saperlo accogliere e vivere nelle nostre specifiche vocazioni.
don Sergio
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Opera: Albrecht Dürer, Adorazione della Santissima Trinità – 1511 – Olio su tavola – Kunsthistorisches Museum, Vienna