Da 60 anni la Chiesa celebra nella quarta domenica di Pasqua la Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione, ricordando a tutti la ricchezza dei doni dello Spirito, distribuiti in diverso modo ai battezzati per il bene comune: nella vocazione al sacerdozio ordinato, per essere strumento della grazia e della misericordia di Cristo; nella vocazione alla vita consacrata, per essere lode di Dio e profezia di una nuova umanità; nella vocazione al matrimonio, per essere dono reciproco e generatori ed educatori della vita.
Le vocazioni nella Chiesa, infatti – la vita consacrata, il ministero ordinato, il matrimonio e il laicato vissuto a servizio del Vangelo – non demarcano territori esclusivi ma sottolineano aspetti complementari dell’unica vita cristiana che è la vita di Cristo donata per il mondo (cf. Gv 6,51). Cristo, infatti, è forse diviso? (cf. 1Cor 1,13). «L’intima vocazione della Chiesa» (Lumen gentium, 51) e la sua opera a servizio del mondo non si realizza attraverso una distinzione di compiti ma ciascuna vocazione, occupandosi di un aspetto particolare della vita cristiana senza tralasciare l’insieme, ne richiama l’importanza e la bellezza alle altre vocazioni e porta un annuncio di salvezza ad ogni uomo, come in un meraviglioso poliedro.
“In questo modo, imparando gli uni dagli altri, potremo riflettere meglio quel meraviglioso poliedro che dev’essere la Chiesa di Gesù Cristo. Essa può attrarre i giovani proprio perché non è un’unità monolitica, ma una rete di svariati doni che lo Spirito riversa incessantemente in essa, rendendola sempre nuova nonostante le sue miserie” (Francesco, Christus vivit, 206-207).
Fin dall’inizio, gli apostoli avevano intuito che nella comunità cristiana ogni battezzato, segnato dallo Spirito, poteva contribuire ad annunciare il Vangelo attraverso la valorizzazione delle diverse vocazioni, messe a servizio della Chiesa.
Così, come ci ricorda il libro degli “Atti degli Apostoli”, nella liturgia di questa domenica, sono stati scelti e consacrati con l’imposizione delle mani i primi sette diaconi, per il servizio delle mense e delle vedove, esigenza concreta da affrontare in quel momento.
È interessante notare come la vocazione diaconale sia nata per rispondere ad una necessità emersa dentro la storia di quel tempo e così è avvenuto per il sorgere di tutte le vocazioni e congregazioni religiose nella vicenda bimillenaria della Chiesa, che hanno manifestato la creatività dello Spirito Santo rendendosi docili nell’accogliere i suoi carismi.
Oggi la Chiesa vive una situazione molto complessa, ma anche esaltante, perché è chiamata a scoprire come il Vangelo di Gesù si può innestare e può illuminare le diverse pieghe dell’animo umano apparentemente appagato e invece inquieto nella ricerca di una stabilità che non riesce a trovare nel marasma delle proposte che il mondo offre.
Il Signore Gesù non smette di chiamare discepole e discepoli alla sua sequela, per mandarli nel mondo a portare la gioia del suo Vangelo, che loro stessi per primi hanno sperimentato.
In ogni vocazione ci sono gioie e fatiche, ma tutto è possibile se ci si lascia guidare da Gesù, il Buon Pastore, che in questa domenica celebriamo. Invochiamo anche Maria, all’inizio del mese di maggio, perché ragazzi, adolescenti e giovani sappiano riconoscere la vocazione a cui Dio li chiama e sappiano rispondervi per essere felici nella loro vita.
don Sergio
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Opera: Santo Stefano e sei suoi compagni consacrati diaconi da san Pietro – Vittore Carpaccio – 1511 – olio su tela – Gemäldegalerie, Berlino