La celebrazione della solennità dell’Ascensione ci ha dato la possibilità di vivere la prospettiva finale di ogni uomo, che è il Paradiso, riaperto ad ogni uomo in Gesù, che siede alla destra del Padre. Ma è festa anche perché il Signore, dall’Ascensione, continua la sua opera attraverso i suoi discepoli, inviati in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. È festa, infine, perché Gesù promette di essere accanto a noi per sempre.
Non siamo, dunque, soli, ma Egli è con noi sempre, la sua presenza è invisibile, ma reale; la sua forza si avvale del dono dello Spirito Santo, che, in questa novena di Pentecoste, invochiamo insistentemente, con l’intercessione della Beata Vergine Maria, nel grande Cenacolo della Chiesa universale.
Gesù è salito al Cielo, dopo avere compiuto l’opera di salvezza, che il Padre gli aveva affidato, ricongiungendoci, così, con Dio e restituendoci i doni divini dai quali il demonio ci aveva staccato. Ora tocca noi raccogliere la grande eredità di grazia lasciataci da Gesù, con il compito di farla fruttificare dentro di noi e di condividerla con chi ne è privo, ma anche con il compito di offrirla a coloro che non conoscono ancora o hanno perduto la via del Cielo. Tutto ciò è chiamato annuncio e trasmissione della fede, a partire dai genitori nei confronti dei figli fino ad ogni singolo battezzato, chiamato a non tenere per sé il dono ricevuto.
Il nostro è tempo di evangelizzazione, caratterizzato anzitutto dalla testimonianza di vita, convinta e gioiosa, dentro un mondo che è in ricerca di punti fissi di riferimento.
Io sono convinto che, nonostante le difficoltà dovute alla situazione contingente, ciò che stiamo vivendo come Comunità Pastorale, sia una grossa opportunità per allargare gli orizzonti della testimonianza. Infatti, una Chiesa di fratelli e sorelle che non si chiude in se stessa, ma apre lo sguardo ad un territorio più vasto, presentandosi come Chiesa di comunione diventa luce che riflette l’amore di Cristo in modo splendido.
Non vogliamo fare proselitismo, bensì affermare con il pensiero e le opere che siamo un popolo di credenti e che facciamo del Vangelo la nostra carta da visita in ogni ambiente di vita. In tale modo rispondiamo all’invito di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”.
Mi sto accorgendo che se il mondo può sembrare ostile all’annuncio evangelico è, tuttavia, inconsciamente desideroso di un messaggio rasserenante e orientato ai beni eterni. È la sete profonda di un bene che non sia effimero quello che l’uomo odierno ricerca, solo che spesso si lascia afferrare da ciò che appaga immediatamente. È tale la bramosia del bello subito, che manca la riflessione di ciò che è, invece, duraturo e che va conquistato a poco a poco ed anche con fatica.
Gesù ci ha insegnato che il Regno di Dio è come un granellino di senape o come il lievito che fa fermentare la pasta, piccola cosa, ma capace di trasformare e alimentare dal di dentro un intero popolo.
don Sergio