La Giornata mondiale della Gioventù, conclusasi la scorsa domenica a Panama, è stata una ventata di gioia e di speranza per la presenza di giovani provenienti da 160 Nazioni del mondo, che si sono messi in gioco nella consapevolezza che il futuro appartiene a loro ed è a partire dalle loro scelte che dipenderà la storia che ci sta davanti. Ma nei discorsi di Papa Francesco c’è stato un forte richiamo di responsabilità anche per gli adulti e gli anziani che devono aiutare le nuove generazioni a crescere offrendo loro opportunità di valori e di concreti modi di vivere.
Mi ha colpito un passaggio del discorso di Papa Francesco durante la veglia di sabato sera per difendere i ragazzi di oggi: «Com’è facile criticare i giovani e passare il tempo mormorando, se li priviamo di opportunità lavorative, educative e comunitarie a cui aggrapparsi e sognare il futuro!». Papa Francesco ha parlato dei «quattro “senza” per cui la nostra vita resta senza radici e si secca: senza lavoro, senza istruzione, senza comunità, senza famiglia. Questi quattro “senza” uccidono».
L’impegno di una comunità adulta si esprime nel garantire alle nuove generazioni lavoro, istruzione, comunità, famiglia, che oggi invece appaiono spesso molto precari.
La scorsa domenica abbiamo celebrato la Festa della famiglia, senza la quale la vita rimane senza radici, eppure notiamo come proprio la famiglia in questi ultimi decenni stia subendo una crisi profonda di identità venendo meno al suo ruolo di cellula della società e di riferimento educativo di base, ciò dovuto anche al venire meno di politiche familiari adeguate.
La Vita stessa, come valore, sembra abbia perso la sua forza intrinseca, così che si evidenziano in molti casi il non rispetto per la dignità umana.
Nel messaggio per la Giornata per la Vita di questa domenica, il Consiglio Episcopale invita a costruire una “Alleanza tra le generazioni, come ci ricorda con insistenza Papa Francesco. Così si consolida la certezza per il domani dei nostri figli e si spalanca l’orizzonte del dono di sé, che riempie di senso l’esistenza. Il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere pienamente la vita – con i piedi ben piantati sulla terra – e rispondere, con coraggio, alle innumerevoli sfide, antiche e nuove, La mancanza di un lavoro stabile e dignitoso spegne nei più giovani l’anelito al futuro e aggrava il calo demografico, dovuto anche ad una mentalità antinatalista che, non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo ad un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire. Si rende sempre più necessario un patto per la natalità, che coinvolga tutte le forze culturali e politiche e, oltre ogni sterile contrapposizione, riconosca la famiglia come grembo generativo del nostro Paese”.
È importante rimettere a fuoco la verità che la vita umana va sempre difesa, specialmente dove c’è fragilità, dal grembo materno fino al suo termine naturale e dove c’è vita c’è futuro. Gesù di questo si è fatto maestro e promotore. Lo possiamo vedere nel Vangelo di questa domenica mentre va incontro ai suoi discepoli che, nella notte, vede sulla barca, affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario. Camminando sul mare li raggiunge e dice loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura! “. E salì sulla barca con loro e il vento cessò. Pagina stupenda che ci esorta ad accogliere nella nostra vita, spesso turbolenta, il Signore Gesù, che ci incoraggia e ci pacifica.
don Sergio