La pace non come la dà il mondo

Siamo alla sesta domenica di Pasqua e la Parola di Dio chiaramente ci suggerisce che ci stiamo avvicinando alle solennità dell’Ascensione e di Pentecoste.

Come Gesù aveva preparato i suoi alla sua salita al Cielo e al dono dello Spirito Santo così la liturgia ci accompagna a rivivere quei due avvenimenti per comprendere che cosa essi significhino per noi.

Si può dire che c’è una pedagogia della Chiesa tesa ad educare i suoi figli nella comprensione del mistero di Cristo attraverso il tempo liturgico, imparando il pensiero di Dio. S. Paolo nell’epistola di questa domenica ci dice: “chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo” (1 Cor 2,16).

Gesù stesso lo ha comunicato ai suoi, dando loro il dono di comprenderlo la sera del Giovedì santo, durante l’ultima Cena: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Gv 14, 25-26).

Il pensiero di Cristo è ciò che caratterizza la nostra vita di battezzati rendendoci portatori di un messaggio necessario ad illuminare e a comprendere i doni che Dio ha dato ad ogni uomo, valorizzandoli, perché siano usati al meglio e tutti si sentano costruttori del Regno di Dio e suoi legittimi cittadini. Capiamo, perciò, che le guerre e le divisioni sono frutto di un pensiero umano e non divino, distruggono le cose e le persone senza costruire alcunché di buono.

Ancora Gesù, quella sera dell’Ultima Cena ci ha offerto qualcosa di importante: “Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv14,27). Quale è, dunque, la pace che ci offre Gesù? Due grandi Dottori della Chiesa spiegano così: Sant’Agostino dice che la pace “è la tranquillità dell’ordine” (De Civitate Dei, 1,19,3). E poiché nell’uomo esiste un triplice ordine: con se stesso, con Dio e col prossimo si può dire che esistano tre forme di pace: la pace interiore, la pace con Dio, e la pace relativa al prossimo. I discepoli del Signore godono questa pace nella vita presente e in quella futura. Di qua però l’hanno in modo imperfetto perché non possono averla senza qualche turbamento. E questo tanto verso se stessi, quanto verso Dio e il prossimo. Nella vita futura invece la godranno perfettamente perché regneranno senza avere nemici. Ebbene il Signore promette la pace tanto per la vita presente quanto per quella futura. Promette la pace nella vita presente perché insieme con la sovrabbondanza di grazia ci dà la possibilità di vincere il nemico e di amarci reciprocamente.

San Tommaso dice che custodire la pace “è quasi un testamento da rispettare lasciato a noi da Cristo perché in Sir 45,30 si legge: “il Signore stabilì con lui un testamento di pace” (Commento al Vangelo di Giovanni, 14,27). La pace del mondo è ordinata al godimento indisturbato e pacifico dei beni temporali. E ancora: la pace del mondo molto spesso è ingannevole e falsa come dice il Salmo: “essi parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore” (Sal 28,3). Mentre la pace di Cristo è vera e non fittizia, è pace interiore ed esteriore. Infine la pace del mondo non è perfettamente vera perché “non c’è pace per gli empi” (Is 57,21).

Continuando il mese di maggio preghiamo Maria Regina della Pace, perché tutti gli uomini possano accogliere il dono della pace che ci offre Gesù.

don Sergio

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Opera: Risurrezione – Szymon Czechowicz – 1758 – olio su tela – National Museum, Cracovia

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