La scena dell’Ultima Cena ci sta accompagnando in queste settimane di Quaresima ed ora ci troviamo di fronte alla consapevolezza di Gesù nell’affermare che uno di loro, colui che intinge nel suo stesso piatto lo avrebbe tradito. Nonostante ciò Egli dona se stesso, anche per Giuda, che da lì a poche ore avrebbe condotto i soldati per arrestarlo nell’orto degli ulivi.
Questo fatto non ci stupisce perché è ciò che avviene in ogni Eucaristia, dove possiamo essere noi i “Giuda” della situazione e spesso, consapevolmente o non, lo siamo, mentre il mistero dell’amore di Gesù non cessa di attualizzarsi, in quanto è stato ed è il suo desiderio più grande: fare la Pasqua con i suoi discepoli.
È difficile capire il modo di amare di Dio, che si rivela in Gesù, perché abbiamo i nostri schemi, ci portiamo dentro i nostri pregiudizi, come era avvenuto di fronte alla morte di Lazzaro, nel Vangelo di questa domenica. Criticavano Gesù perché sembrava non avesse fatto nulla per impedire la morte dell’amico che ora era lì da più giorni nel sepolcro.
Ma Gesù ha i suoi tempi e i suoi modi di intervenire di fronte agli avvenimenti, portando il pensiero e la volontà di Dio Padre, a cui non possiamo che inchinarci in umile e fiduciosa obbedienza. La risurrezione di Lazzaro diventa segno della potenza di Dio e preludio della Pasqua di Gesù, vittoria sul peccato dell’umanità e sulla morte, ingiusta e incolpevole sul Calvario.
Fra una settimana entreremo nella Settimana Santa, dove vivremo i giorni più importanti dell’Anno Liturgico, per rafforzare la nostra fede puntando su una vita rinnovata e continuamente rinnovabile, attraverso la grazia, che scaturisce dai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia.
Scrive il nostro Arcivescovo nella sua lettera Pastorale: “La signoria di Gesù, crocifisso e risorto, raccoglie tutte le dimensioni e tutte le vicende che le persone vivono, nella terra della prova e negli inferi della desolazione, e tutto avvolge con la sua gloria. Riconoscere la signoria di Gesù permette di aprire ogni situazione, ogni dramma, ogni motivo di festa e ogni motivo di pianto a comprendere che tutto, tutto è salvato. Perciò spesso preghiamo: Kyrie, eleison, «Signore abbi pietà». Invochiamo il perdono, perché Gesù è Signore e conosce la nostra vita, anche ciò che nessuno sa, anche le ferite di cui nessuno si accorge, anche quello di cui noi ci vergogniamo e tutto, tutto avvolge con la sua misericordia. L’atto penitenziale con cui inizia ogni celebrazione eucaristica è l’invito a raccogliere tutta la propria vita, tutta la giornata, tutta la settimana per consegnare ogni cosa alla misericordia. È opportuno ricordarlo e suggerire una particolare attenzione all’atto penitenziale della messa. La consapevolezza di una vita chiamata a conversione e il sincero pentimento dei peccati invocano da Dio il perdono e predispongono a celebrare in pienezza l’eucaristia (Cap: III,1)”.
Continuiamo a vivere con impegno anche questa quinta settimana di Quaresima.
don Sergio
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Opera: Tradimento di Giuda – Giotto – affresco – 1306 – Cappella degli Scrovegni, Padova