È davvero interessante sapere che il primo miracolo compiuto da Gesù, presentato nel Vangelo di Giovanni, è quello dell’acqua tramutata in vino, durante una festa di nozze a Cana di Galilea.
Meditiamo questo episodio in questa seconda domenica dopo l’Epifania, continuando, la serie delle manifestazioni di Gesù, che la liturgia ci offre per aprirci alla conoscenza dell’amore di Dio, necessario per dare valore ai vari aspetti della vita umana.
La missione di Gesù nel mondo è volta a recuperare ciò che il peccato originale aveva sciupato e reso fragile della bellezza e della perfezione di tutta la creazione, a partire dall’uomo e dalla donna, pensati e voluti da Dio come immagine e somiglianza di Lui, che è Amore per definizione.
Alle nozze di Cana era venuto a mancare il vino, segno di una festa che si stava spegnendo e che aveva bisogno di essere recuperata. Lo sguardo attento e intuitivo di Maria, invitata anch’ella a quelle nozze, sollecita Gesù a fare qualcosa che solo Lui può realizzare e ne esce quel miracolo, che Giovanni chiama “il primo dei segni” compiuti da Gesù, profetizzando il segno ultimo, manifestato sulla Croce nel dono totale della sua vita e del suo Spirito d’Amore, di cui l’umanità è continuamente assetata.
Anche oggi, infatti, in maniera sempre più assillante, il desiderio di amare è fortissimo, ma sembra non sia mai pienamente appagato, anzi si è arrivati addirittura a pensare, che esso sia un’utopia incancellabile. Eppure, Gesù facendo riempire fino all’orlo le capienti giare, trasformando l’acqua in vino, afferma che il suo Spirito sarebbe stato donato sulla croce per riempire il vuoto d’amore presente nel mondo in ogni tempo, anche il nostro tempo.
Penso alla tristezza e alla delusione di fronte a quelli che vengono chiamati i fallimenti di molte coppie, in cui l’amore sembra venire meno o non esserci più; penso anche alle fatiche o all’incapacità di mantenere relazioni di amore tra i componenti di una famiglia o di gruppi di amici; penso all’egoismo umano che blocca ogni spinta di solidarietà umana e che spesso provoca conflitti e divisioni tra i singoli, i gruppi e addirittura tra popoli e nazioni.
La tentazione di rassegnarsi è grande e provoca spesso infelicità, sconsolatezza, progressiva mancanza di entusiasmo, fino alla disperazione, ma c’è un antidoto ed è il coraggio e l’umiltà di lasciarsi amare da Gesù accogliendo la grazia del suo Spirito, sorgente perenne di Amore. Attingere a questa fonte inesauribile del suo Amore è il motivo della speranza cristiana e chiede di essere testimoniata e diffusa per riempire ogni giorno i vuoti di amore provocati dall’aridità dei sentimenti, che fanno i cuori di molti, contenitori asciutti e incapaci di amare.
Questo è il motivo per fare entrare di nuovo e senza sosta Gesù nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie, nei nostri gruppi, nelle nostre Comunità, nel mondo intero, così da essere continuamente rigenerati e capaci di portare frutti di vero amore.
Maria è colei che, come madre premurosa, intercede per noi.
don Sergio
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Opera: Le nozze di Cana – Paolo Caliari detto il Veronese e Benedetto Caliari – olio su tela – 1579/1580 – Camera dei Deputati, Roma