Riconoscere il primato di Dio

Dalla Sacra Scrittura veniamo a sapere che il peccato originale ha come fondamento l’orgoglio dell’uomo, il quale non accetta di essere dipendente da Dio o presume di potersi sostituire a Lui. Ancora oggi questa pretesa diventa una grande tentazione, che porta molti uomini e donne a pensare e ad agire come se Dio non ci fosse in uno spirito di pericolosa onnipotenza, le cui conseguenze assumono dimensioni disastrose.

La liturgia di questa domenica ci presenta, nella prima lettura, il momento in cui il popolo ebreo, entrando nella Terra Promessa vi si stabilisce e sente l’esigenza di governarsi come le nazioni vicine, scegliendosi un re. A quel tempo erano i Giudici che facevano i mediatori tra le Dodici tribù d’Israele, Samuele era l’ultimo e anziano. Dal popolo era arrivata la richiesta a Samuele di chiedere a Dio un re che li governasse, ma questo aveva suscitato in lui un dispiacere enorme, perché lo sentiva come un segno di sfiducia in Dio, che li aveva guidati per quarant’anni nel deserto e non li aveva mai abbandonati. Ma Dio acconsente a questa richiesta, perché sa trarre il bene anche dal male, infatti la salvezza dell’umanità sarebbe stata donata attraverso l’incarnazione di Gesù nella casa di Davide.

Proprio Gesù, entrato nella storia, ci ha aiutato, come leggiamo nel Vangelo di questa domenica, a riconoscere il primato di Dio, superiore ad ogni potere umano: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Questo detto evangelico ristabilisce i giusti confini tra l’umano e il divino, che spesso dagli uomini vengono confusi o non rispettati.

Nella sua umanità, Gesù ci ha insegnato a riconoscere e rispettare l’onnipotenza di Dio Padre, che per l’uomo e la donna ha un progetto d’amore ben definito e che chiede alla libertà umana di accogliere, per trarne i giusti benefici. Onnipotenza che agisce nella logica di una paternità che si fa servizio, misericordia, perdono, amore senza limiti, dove l’unico interesse è il bene del creato e di ogni creatura.

La regalità di Cristo parte proprio dall’insegnamento che Egli ha colto nel Padre e cerca di trasmetterlo ad ogni uomo, evitando la logica di un potere che diventi possesso dell’altro di sé e della natura, ad ogni livello: famigliare, sociale, politico, mondiale. Per questo, ci raccomanda S. Paolo scrivendo a Timoteo; “Si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere”.

Accogliamo volentieri il suggerimento, specialmente in questi tempi, in cui le vicende belliche in molti Paesi del mondo stanno suscitando sofferenze immani, ma anche la situazione politica italiana è chiamata ad affrontare una crisi di cui non c’era proprio bisogno.

Io penso che ci sia una forte necessità di riconoscere a Dio il giusto primato, imparando sempre più ad essere creature amate, figli che si lasciano guidare per vivere ciascuno la propria vocazione così da cambiare il mondo, costruendo il Regno che Gesù ha iniziato.

don Sergio

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Opera: Tributo a Cesare, Bartolomeo Manfredi – 1610/1620 – olio su tela – Galleria degli Uffizi, Firenze

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