Dopo avere celebrato il tempo liturgico del Mistero dell’Incarnazione (Dio che è entrato nella storia con il suo Figlio Gesù); del mistero Pasquale (Dio che ci ha liberato dal male, ci ha salvato e ci ha reso creature nuove), ora entriamo nel Mistero della Pentecoste, che inizia con la Festa della Santissima Trinità, facendoci gustare il Mistero personale di Dio, del Dio rivelato da Gesù Cristo, che è un Dio Padre e Figlio e Spirito Santo.
Gesù, attraverso la sua vita e la sua predicazione ci ha rivelato ciò che nell’Antico Testamento possiamo solo intuire del Mistero di Dio, presentandocelo come un Dio vicino e facendocelo sentire come in una relazione profonda con noi. Questa è la meravigliosa e sorprendente novità del cristianesimo: Dio Padre e Figlio e Spirito Santo che abita dentro di noi: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).
Qui sta la spiritualità del cristiano, che già la scorsa domenica avevo richiamato nella festività di Pentecoste: vivere secondo lo Spirito, accogliendo e facendo fruttificare i suoi doni, come ci ricorda s. Paolo nella liturgia di questa domenica: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito, vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera in tutti”(1 Cor. 12,6).
La docilità allo Spirito ci aiuta ad essere meno presuntuosi, perché spesso c’è la tentazione di ritenere le nostre capacità non solo come proprietà nostra ma anche come espressione della nostra bravura. Inoltre la docilità allo Spirito ci può aiutare ad essere aperti alla fiducia e alla speranza riconoscendo che Dio in noi non ci abbandona, ma ci sostiene riempiendoci del suo Amore.
Contemplando Dio, rivelatoci da Gesù, comprendiamo meglio chi siamo noi a partire dalla creazione, come la descrive il libro della Genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, maschio e femmina li creò”. Gesù ci ha parlato di Dio come comunione di Padre, Figlio e Spirito Santo: tre persone che nella loro relazione diventano “un noi”. La Trinità abita dentro di noi per darci la possibilità di vivere l’esperienza umana con lo stile dell’amore divino e questa deve essere la caratteristica di noi cristiani.
don Sergio
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Opera: Trinità, Masaccio – 1427 – affresco – Basilica di Santa Maria Novella, Firenze