L’episodio dei discepoli di Emmaus si conclude con il ritorno dei due a Gerusalemme, la sera di Pasqua, per raccontare agli Undici apostoli e agli altri discepoli che hanno visto Gesù risorto e che lo hanno riconosciuto allo spezzare del pane. La cosa sorprendente è il fatto che anche gli Undici apostoli raccontano di avere visto Gesù.
L’esperienza reciproca è il Mistero Pasquale che non può essere taciuto ma annunciato a tutti gli uomini come novità per tutta l’umanità, che dà significato alla vita di tutti. La morte è stata vinta e con essa il male, e che sciupa la bellezza dell’esistenza, facendo invece trionfare la vita e il bene.
“Dov’è, o morte la tua vittoria? Dov’è, o morte il tuo pungiglione?… Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Cor. 15, 54-57). Così scrive san Paolo, quasi con un senso di liberazione e di ritrovata speranza di fronte alla schiavitù della morte e del peccato, che cerca di frenare ogni aspettativa di futuro per la vicenda umana.
Mi sembra che il nostro tempo, segnato da due anni di pandemia e in questo ultimo mese dalla guerra assurda in Ucraina, abbia la necessità di ritrovare un po’ di luce e di respirare la gioia di vivere in un modo nuovo, con la certezza che tutto può cambiare.
La novità della Pasqua non è l’oppio dei popoli, come qualche pensiero filosofico trasmetteva nel secolo scorso, e non è nemmeno l’illusione di un ideale per poveri ingenui, bensì è la certezza che l’umanità può davvero cambiare se si lascia amare e si affida a Dio, che ha risuscitato il suo Figlio Gesù, come vittoria sulla morte ingiusta subita a causa della cattiveria e del peccato di tutti uomini, di cui Egli si era caricato per amore.
La fede pasquale è la forza che sostiene la Chiesa di tutti i tempi, anche il nostro che cerca di negare l’esistenza di Dio, con la conseguente depressione e disperazione, causa di mancanza di speranza e sguardo luminoso sul presente e sul futuro. La Pasqua è, per chi ci crede, gioia di vivere e capacità di esprimere l’amore di Gesù nelle diverse forme dell’esistenza, superando la logica dell’individualismo e dell’egoismo, fonte dei mali attuali. L’annuncio cristiano nasce dalla potenza dell’amore di Cristo, che ha dato tutto se stesso, perché nel mondo trionfi la vita e il superamento del peccato, attraverso l’abbondanza della sua Misericordia, che domenica prossima celebreremo in modo solenne.
Infatti, la domenica dopo Pasqua, viene celebrata in tutta la Chiesa la festa della Divina Misericordia, frutto della morte e risurrezione di Gesù, che vuole raggiungere ogni uomo e donna, donando la gioia del perdono e la possibilità di un rinnovamento di vita.
Auguro, a nome dei sacerdoti e del diacono della Comunità Pastorale una santa Pasqua, carica di speranza e di vita rinnovata.
don Sergio
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Opera: Resurrezione di Cristo, Raffaello – 1501/1502 – Olio su tavola – Museo d’Arte di San Paolo, Brasile