Di fronte alla tristezza nel volto dei discepoli di Emmaus, Gesù li invita a liberare il loro cuore facendoli raccontare il motivo che ha causato tale tristezza. Essi infatti raccontano ciò che era accaduto a Gesù, il loro maestro e amico; come era stato arrestato e ucciso e ciò che avevano detto le donne e gli apostoli che erano andati al sepolcro trovandolo vuoto. Tale narrazione non era altro che il compimento delle Sacre Scritture, avvenuto attraverso il mistero della morte e risurrezione di Gesù, che i due viandanti non avevano ancora riconosciuto.
Da qui, dunque, il richiamo di Gesù: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”.
Già nella sua vita pubblica, Egli aveva più volte affermato di essere stato mandato dal Padre per compiere la missione di salvezza, offerta a tutti gli uomini, chiedendo di ascoltarlo e di rimanere nella sua parola, così da conoscere la verità, che rende liberi, superando il turbamento del cuore, schiavitù che, invece, rende tristi.
In tutto ciò ritroviamo il tema del Vangelo di questa domenica, che rivela l’incredulità e l’ostilità dei Giudei, che inizialmente hanno creduto in Gesù ma che poi lo ostacolano, ritenendosi depositari della verità, per il fatto che appartengono al popolo ebraico e sono discendenti di Abramo. Come se noi dicessimo di essere cristiani solo perché siamo stati battezzati e discendiamo da una famiglia cristiana. La fede di cui parla Gesù è ascolto della sua Parola, facendola diventare vita, superando la schiavitù del peccato, aprendo il cuore ad una libertà che rende lieti e costruttori di un mondo nuovo, quello dei figli di Dio.
L’esempio di san Giuseppe, che abbiamo celebrato nella festa a lui dedicata e quello di Maria, che nella festa dell’Annunciazione il prossimo 25 marzo, ci riproporrà il suo “sì“ a Dio, nell’accogliere il Verbo incarnato, diventa per noi un incoraggiamento ad aderire al progetto di Dio, consapevoli che la nostra figliolanza divina, accolta e vissuta, diventa il motivo vero della nostra gioia. Invito ancora a tenere presenti le proposte della Quaresima e gli appuntamenti per le diverse fasce di età.
don Sergio
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Opera: Cristo discute con i farisei – Cattedrale di San Graziano, Tours