Dopo la festa della Famiglia, la Chiesa italiana ci invita a celebrare in questa prima domenica di febbraio la Giornata nazionale per la vita, con il tema “custodire la vita”, che ci riporta all’origine della creazione, dove viene ricordato che “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2,15).
Ci siamo resi conto in questi due anni di pandemia di come la vita è bella e di come è anche fragile, ma nello stesso tempo, di come abbiamo bisogno gli uni degli altri, superando la presunzione di farcela da soli. Sin dai primi giorni della pandemia moltissime persone si sono impegnate a custodire ogni vita, sia nell’esercizio della professione, sia nelle diverse espressioni del volontariato, sia nelle forme semplici del vicinato solidale. Alcuni hanno pagato un prezzo molto alto per la loro generosa dedizione.
I Vescovi nel loro Messaggio per questa Giornata fanno notare che “Non sono mancate, tuttavia, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti. Molto spesso si è trattato di persone comprensibilmente impaurite e confuse, anch’esse in fondo vittime della pandemia; in altri casi, però, tali comportamenti e discorsi hanno espresso una visione della persona umana e dei rapporti sociali assai lontana dal Vangelo e dallo spirito della Costituzione. Anche la riaffermazione del ‘diritto all’aborto’ e la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente vanno nella medesima direzione. Senza voler entrare nelle importanti questioni giuridiche implicate, è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. […] Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore. (Card. G. Bassetti, Introduzione ai lavori del Consiglio Episcopale Permanente, 27 settembre 2021). Il vero diritto da rivendicare è quello che ogni vita, terminale o nascente, sia adeguatamente custodita. Mettere termine a un’esistenza non è mai una vittoria, né della libertà, né dell’umanità, né della democrazia: è quasi sempre il tragico esito di persone lasciate sole con i loro problemi e la loro disperazione”.
Ci viene in aiuto, in tale riflessione, il Vangelo di questa domenica, con la richiesta di guarigione fatta a Gesù da un centurione romano per il suo servo malato. In questo caso la sofferenza del servo trova una solidarietà, che supera la diversità sociale (centurione e servo) e la diversità di religione (Gesù ebreo e centurione pagano). In questa pagina vince la carità e l’attenzione squisita alla persona, nella logica del “Custodire ogni vita”.
Prima di concludere vorrei fare un breve richiamo alla XXX Giornata Mondiale del Malato che celebreremo venerdì 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes e che ha come tema «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità. Porsi accanto per non lasciare soli chi soffre. Gesù ce lo ha insegnato.
don Sergio
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Opera: Paolo Veronese, Cristo e il servo del centurione – XVI secolo – olio su tela – Museo del Prado, Madrid