Umiltà e fiducia

È il secondo anno consecutivo che, a causa delle restrizioni dovute al Covid, abbiamo dovuto trovare modi alternativi per vivere la Festa della Madonna del Carmine e così abbiamo fatto, con la messa solenne celebrata al Parco a Lago e con il rosario recitato nello stesso luogo, senza potere fare la processione. Devo affermare che ambedue le celebrazioni hanno visto una notevole partecipazione di fedeli in un clima di grande spiritualità, favorite anche da un cielo splendido e da una temperatura piacevole.

Era anche il terzo anniversario dell’inizio della Comunità Pastorale, che in questi anni sta dando buoni frutti attraverso un processo lento, ma costante di collaborazione e di presenza fraterna e orante, percepibile in alcuni momenti, come in questa festa della Madonna del Carmine, cara alle parrocchie della nostra città, ma anche a molti fedeli del nostro territorio luinese, e territori limitrofi.

La partecipazione di rappresentanti delle Autorità civili e Militari, della Croce Rossa, di diverse Associazioni di Volontariato, dell’AVAV con anche alcuni giovani allievi, della Canottieri Luino, della Musica Cittadina ha affermato di nuovo quanto il Santuario del Carmine sia parte integrante della vita di tutta la nostra città.

Ciò rafforza l’impegno della nostra Comunità Pastorale ad essere presenza viva nei diversi ambiti della società portando la buona notizia del Vangelo di Gesù, il quale è venuto nel mondo per rinnovarlo e renderlo sempre più conforme al progetto creatore di Dio. A noi è chiesto di metterci in ascolto quotidiano della Parola e in modo particolare di quella che ascoltiamo e meditiamo ogni domenica durante la S. Messa, perché apre vie inaspettate o chiarifica pensieri confusi.

Nel Vangelo di questa domenica Gesù indica come strada del discepolato la croce: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). E poi spiega che la vita persa per causa sua e del Vangelo è vita guadagnata. Discorso duro da comprendere, perché la logica del mondo è quella del guadagno e non viceversa, ma Gesù ha ben chiaro qual è il significato delle sue parole, poiché ne è coinvolto in prima persona: Egli pensa alla sua croce, alla sua morte, ma anche alla vita che da tutto ciò ne sarebbe derivata. L’apparente insuccesso e sconfitta del Figlio di Dio, che non ha usato i metodi presuntuosi e violenti del mondo, sono diventati una forza straordinaria di salvezza, che si perpetua nel tempo e si propaga con lo stile della pazienza e dell’attesa.

San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, proposta per la liturgia di questa domenica afferma: “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25). Non è facile accettare questo insegnamento di Gesù, specialmente in questa nostra società, dove il tutto e subito e l’efficientismo sono le categorie che segnalano l’uomo riuscito.

Maria ci invita a lasciarci educare alla scuola del Vangelo con un atteggiamento di umile fiducia, quella che ella stessa ha sperimentato, persino ai piedi della Croce, ma che l’ha resa beata e modello di speranza per l’umanità di tutti i tempi.

don Sergio

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Opera: Annibale Carracci, Domine, quo vadis? – 1601 – Olio su tavola – National Gallery, Londra

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