Il tempo che ci prepara a celebrare la Pasqua è un cammino di quaranta giorni, chiamato Quaresima, con un itinerario ben preciso. Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ma già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.
In questo tempo quaresimale ci lasceremo guidare dalla Parola di Dio che illumina il nostro cammino e chiama a conversione per potere “celebrare – come scrive il nostro arcivescovo nella sua lettera per la Quaresima – non solo di nuovo la Pasqua, ma piuttosto celebrare una pasqua nuova”.
La Chiesa, a partire dall’insegnamento di Gesù, ci ha sempre indicato vie concrete di conversione e ancora Papa Francesco nel suo messaggio quaresimale le richiama: “Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa”.
Il Magistero del Vescovo e del Papa aprono a noi prospettive concrete per tentare di realizzare quella novità di vita che non ci lascia nell’avvilimento delle nostre fragilità ma ci incoraggia a guardare con gioia il presente ed il futuro. Anche la nostra Comunità pastorale, nelle sue proposte per questo tempo forte, ci incoraggia a prendere sul serio la vita compiendo un cammino comunitario, come il popolo di Israele nel deserto, certi che non siamo da soli e che insieme possiamo sorreggerci gli uni gli altri.
Il nostro arcivescovo ci indica nella sua lettera quaresimale due aspetti da prendere in considerazione per una novità di vita: la correzione e percorsi penitenziali.
1. La correzione, è anzitutto espressione della relazione educativa che Dio ha espresso nei confronti del suo popolo. Dio corregge il suo popolo cercandolo e parlandogli in ogni momento di tribolazione e in ogni luogo di smarrimento. La correzione nella comunità cristiana ha la sua radice nell’amore, che vuole il bene dell’altro e degli altri. Gesù raccomanda la via della correzione fraterna per edificare la comunità nella benevolenza. La correzione fraterna è una forma di carità delicata e preziosa.
2. Il nostro Arcivescovo fa presente che “il sacramento della riconciliazione è un dono troppo trascurato e vale la pena recuperarlo nelle sue diverse dimensioni: anzitutto quella ecclesiale; il penitente che chiede il perdono non è un individuo isolato, che mette a posto la coscienza, è invece persona inserita in una comunità. Ogni virtù rende più bella la comunità, ogni peccato la ferisce. La dimensione personale nasce dall’ascolto della parola di Dio, che ci aiuta a leggere la nostra vita con lo sguardo della Misericordia di Dio”.
Perdonati da Dio consegniamo al Signore la nostra vita per portare a compimento la nostra vocazione all’amore. La parabola del Buon Samaritano sarà l’icona del cammino quaresimale di tutta la nostra Comunità Pastorale e ci condurrà di domenica in domenica a passare dall’indifferenza alla compassione, come frutto del perdono.
don Sergio
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Opera: Vincent Van Gogh, Il buon Samaritano – 1890 – Olio su tela – Kröller Müller Museum, Otterlo (Paesi Bassi)