Con la solennità di Pentecoste concludiamo il tempo Pasquale, che ci ha accompagnato per 50 giorni nella meditazione e nella contemplazione del Mistero di amore che Dio ci ha manifestato attraverso la morte e risurrezione del suo Figlio Gesù. Come la Pasqua, anche la Pentecoste faceva parte della tradizione religiosa ebraica, poi con il cristianesimo ha assunto un nuovo significato.
La Pentecoste era una festa ebraica collegata alla mietitura del grano: ne segnava infatti l’inizio. Era “festa della mietitura e dei primi frutti”. I testi biblici si riferiscono alla Pentecoste come una festa agricola. Si ringraziava Dio per i frutti della terra.
Un altro nome con cui era conosciuta la Pentecoste era “festa delle Settimane”, per la sua ricorrenza di sette settimane dopo la Pasqua: infatti si celebrava 50 giorni dopo la Pasqua ebraica. Oltre a rendere grazie per il raccolto, con la Pentecoste si celebrava anche la promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai. Durante questa festa, secondo il rituale ebraico, si attuava un pellegrinaggio a Gerusalemme, l’astensione totale dalle attività lavorative, un’adunanza sacra e tutta una serie di sacrifici.
Nel Cristianesimo la Pentecoste indica la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo a Gerusalemme. Lo Spirito Santo, dono di Gesù risorto, era stato da Lui promesso durante i discorsi dell’Ultima Cena e ha determinato la nascita della Chiesa, che celebra in questo giorno l’inizio della sua missione evangelizzatrice nei confronti di tutti gli uomini.
Suscita sempre stupore leggere nel libro degli Atti degli Apostoli l’episodio che narra come gli Undici seguaci di Gesù, dopo avere ricevuto l’effusione dello Spirito, con grande entusiasmo e senza paura uscirono dal Cenacolo parlando alla folla presente a Gerusalemme quel giorno, in occasione festa ebraica di Pentecoste, facendosi capire anche se era composta da persone che parlavano lingue diverse.
Questo ci fa comprendere che il Vangelo è Parola per tutti gli uomini e donne, a qualunque popolo appartengano e pur parlando lingue molteplici, perché il linguaggio comune è quello dell’amore.
Penso sia opportuno pregare molto lo Spirito Santo nei luoghi dove esistono incomprensioni e divisioni: famiglie, comunità, movimenti e associazioni ecclesiali, luoghi di aggregazione di diverso tipo. Lo Spirito di Gesù risorto favorisce l’unità, la riconciliazione, il perdono.
L’intercessione di Maria, che abbiamo invocato in questo mese di maggio, che si sta concludendo, diventi motivo di speranza e di incoraggiamento per tutta la Chiesa e in modo particolare per la nostra Comunità Pastorale, che si sta preparando alla Missione Popolare.
don Sergio
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Opera: Pentecoste – Giotto – 1300 circa – National Gallery, Londra

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