L’esperienza di testimonianza e di annuncio del Vangelo da parte della Chiesa primitiva è accompagnata dalla presenza dello Spirito Santo, che spesso precede l’opera degli apostoli, così come ci è descritta nel Libro degli Atti di questa domenica.
Sorprendente è anche il fatto che lo Spirito Santo discende nella Casa di Cornelio, un pagano, a Cesarea, dove era stato inviato Pietro, il quale constata che “il Signore non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga ”. Questo ci dice che il dono d’amore di Gesù e il suo Vangelo sono per tutti gli uomini e proprio questo ha spinto gli apostoli e i primi cristiani ad uscire da Gerusalemme per andare nel mondo allora conosciuto, perché tutti potessero essere raggiunti da tale grazia.
Ancora oggi la Chiesa ha il compito di favorire l’incontro con Gesù, rispondendo al suo invito nell’Ultima Cena: “Fate questo in memoria di me”, affermando che l’Eucaristia è l’unico luogo-momento in cui tutti, credenti o non credenti, possono incontrarlo presente nel suo corpo e nel suo sangue. L’unica cosa da fare è riconoscerlo, ma questo è una intuizione, un dono che possiamo domandare per noi e per altri.
Pensiamo alla Samaritana e a Zaccheo, non erano discepoli di Gesù quando lo hanno incontrato, però quel momento è stato fondamentale per fare scattare in loro qualcosa di importante per la loro vita. Penso ai bambini e alle bambine che in queste domeniche hanno ricevuto o ricevono la Prima Comunione. Possiamo chiamarli discepoli di Gesù? E noi che partecipiamo alla Messa ogni domenica possiamo chiamarci discepoli? Innanzitutto possiamo chiederci se abbiamo la consapevolezza che alla Messa andiamo per guardare e toccare il Signore e da lì partiamo per vivere la vita e per valorizzare i carismi che abbiamo ricevuto.
Nello stesso tempo sperimentiamo la verità che nella messa, durante la consacrazione, tutti si fermano: dal Papa all’ultimo fedele la Chiesa si ferma di fronte ad un segno minimalistico, una piccola ostia, ma che nella fede può raggiungere tutti. La forza dell’Eucaristia sta nell’essere accessibile a tutti. Penso al tabernacolo o a quando facciamo l’esposizione eucaristica e la porta della nostra chiesa è aperta: tutti vi possono accedere, non c’è alcuna dogana. Tutto ciò è semplice nella forma, ma meraviglioso nel contenuto, per questo va ricompreso e testimoniato, con una celebrazione che ne rispecchi la grandezza e la dignità. E qui siamo tutti coinvolti.
La Madonna ci aiuti a rendere le nostre Eucaristie capaci di farci incontrare veramente Gesù.
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Opera: Visione del centurione Cornelio – Zanobi Rosi – olio su tela – Collezione privata