Un padre paziente

Siamo all’ultima domenica dopo l’Epifania e la liturgia ambrosiana ci prepara ad entrare in Quaresima con la domenica “del perdono”, offrendoci una pagina bellissima del Vangelo di Luca, quella del Padre misericordioso, conosciuta come la parabola del figliol prodigo.

Come è solito fare, Gesù ci stupisce con i suoi racconti e questo, appena sopra citato, è capace di commuovere, ma anche di scuotere le coscienze. La commozione nasce dal vedere quel padre che lascia partire il figlio, il quale vuole anticipatamente e presuntuosamente, la propria indipendenza, senza però la capacità di gestirsi da solo; nello stesso tempo quel padre però non si rassegna e conoscendo la fragilità del figlio ne attende con pazienza il ritorno.

L’abbraccio del padre racchiude la grandezza del perdono senza misura, perché rappresenta l’amore di Dio, molto più forte di qualsiasi peccato e questo vale anche per noi, oggi, spesso chiusi nell’individualismo e nell’orgoglio che alza barriere invalicabili. Differente è l’atteggiamento del figlio maggiore, duro e ostile nei confronti di quel fratello ritornato, insensibile e non disposto ad accoglierlo e a condividere la gioia del padre, che comunque a lui non aveva fatto mancare niente.

Come la scorsa domenica, Gesù nel Vangelo ci invita ad assumere un atteggiamento di benevolenza nei confronti di chi sbaglia e si pente, poiché questo è l’anticipo della gioia del Cielo che è aperto per chiunque si converta.

È la festa che dovrebbe caratterizzare le nostre famiglie, le nostre comunità cristiane, ma anche tutta la nostra società di fronte a chi sbaglia e poi si redime, evitando di puntare il dito o di stampare un marchio che condanna eternamente. La realtà più triste è quando ciò avviene nell’ambito famigliare dove le porte si chiudono per sempre e non lasciano spazio al ravvedimento, fino ad affermare: “Per me quello o quella sono come morti”, allontanati per sempre dal proprio orizzonte.

Meno male Dio è più buono di noi e almeno Lui ci perdona e ci accoglie sempre a braccia aperte, insegnandoci che non ci sono limiti alla misericordia, e che comunque tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare, se non altro, come il figlio maggiore della parabola, l’insensibilità di fronte al fratello che si redime e l’ingratitudine di fronte al benessere materiale e spirituale che il Signore non ci fa mancare.

don Sergio

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Opera: Ritorno del figliol prodigo – Guercino – olio su tela – 1651 – Museo diocesano, Włocławek

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