Inizio con un grazie per tutti coloro che hanno organizzato e preparato la festa di apertura degli oratori di domenica scorsa. La numerosa partecipazione è stata un bel segno di risposta all’impegno di molti e un buon auspicio per le iniziative che saranno proposte in questo anno.
Questa domenica, a Matera, con la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco, si conclude il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale, iniziato giovedì 22 settembre, avendo per tema “Tornare al gusto del pane – per una Chiesa eucaristica e sinodale”.
Tornare al gusto del pane significa soprattutto ripartire dall’Eucaristia. Una Chiesa che rispondendo alle sfide del momento presente pone l’Eucaristia quale “fonte e apice di tutta la vita cristiana”. Il cammino sinodale è risposta a quanto lo Spirito Santo sta suggerendo e indicando: Chiesa che ascolta, partendo dal basso, in uscita.
La liturgia della Parola in questa 4^ domenica dopo il Martirio di S. Giovanni Battista ci parla di Eucaristia come comunione con il corpo e il sangue di Cristo, che dà a chi la riceve la possibilità di essere una comunità unita nel suo amore (1 Cor.). Inoltre nel Vangelo di Giovanni leggiamo una parte del discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione dei pani, mentre ne spiega il significato. Gesù è il pane vero di cui l’uomo ha bisogno per essere una cosa sola con Lui, così da essere pronti a spendersi come Lui nello stile del dono e dell’amore, per avere una vita che non finisce con la morte terrena, ma che dura per l’eternità.
Il pane diviene così il segno della comunione, della fraternità, dell’appartenenza all’unica famiglia che si nutre dell’unico pane che è sacro, che viene spezzato e distribuito dal capo famiglia ai componenti della famiglia. Esattamente come fece Gesù quando istituì l’Eucaristia.
Vi propongo, di seguito, una interessante descrizione che riguarda la tradizione del Pane nella città di Matera: «Matera ha una tradizione di panificazione che nel corso dei secoli ha sempre più sviluppato, affermandosi come città del pane. Questa nostra città, da quando ha accolto l’annuncio evangelico, ha saputo sviluppare una particolare teologia nella semplicità dei gesti e dei segni. Uno di questi è appunto il pane. Il suo profumo inebria le strade e le case, il suo sapore è una carezza per il cuore. Non a caso ogni fetta del pane tradizionale ha la forma del cuore. Un cuore che si dilata, si fa cibo, esattamente come Dio Trinità. Anticamente le mamme di questa città, come un po’ dappertutto, iniziavano la lavorazione dell’impasto per il pane con il segno della croce. Successivamente, per risparmiare spazio nel forno e mettere più pani, si sviluppò la tecnica di creare un pane che lievitasse soprattutto in altezza. Questa tecnica si basava sulla teologia della Santissima Trinità. La pasta veniva stesa a forma di rettangolo: si univano le estremità di un lato arrotolandola tre volte, mentre si pronunciava: “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Dall’altro lato, con la stessa tecnica, si facevano due giri per ricordare la doppia natura di Gesù Cristo: umana e divina. Al termine l’impasto veniva piegato al centro e fatti tre tagli sopra recitando: Padre, Figlio e Spirito Santo. A questo punto il pane veniva lasciato riposare nel giaciglio caldo dove aveva dormito il marito: luogo sacro perché luogo dell’amore e nascita di vita nuova. La formula che la donna usava era questa: “Cresci pane, cresci bene come crebbe Gesù nelle fasce. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Qui, continuando a lievitare con il lievito madre, si amalgamava diventando una sola massa».
La quotidianità del pane che si riempie di religiosità è un invito a fare entrare il Mistero grande dell’Eucaristia nei gesti e nelle parole di cui si compone la nostra vita, facendola diventare preghiera.
don Sergio
Per consultare o scaricare l’ultimo numero dell’informatore Oltre l’apparenza, cliccare qui.
Opera: Moltiplicazione dei pani e dei pesci – Chiesa abbaziale di Saint-Ouen, Rouen