Anche quest’anno abbiamo celebrato la festa della Madonna, Regina del Monte Carmelo, con dei momenti celebrativi liturgici molto belli e carichi di partecipazione, segno di un desiderio di spiritualità profonda, che respinga la tentazione della mediocrità o addirittura dell’indifferenza, tipici del nostro tempo.
Un grazie sentito a tutti coloro che sono stati coinvolti nella preparazione della festa e un grazie particolare a Mons. Massimo Camisasca, che ha presieduto l’’Eucarestia della domenica al Parco a lago, perché nella sua omelia ha saputo unire il mistero dell’Alleanza biblica, proposto dalle letture del nostro rito ambrosiano alla figura di Maria, Arca dell’Alleanza, così come è invocata nelle litanie lauretane.
La festa del Carmine ricorda sempre la fede di chi ci ha preceduto e che nel corso dei secoli è stata tramandata di generazione in generazione, anche in momenti oscuri e ostili al cristianesimo, come quando, con la soppressione napoleonica, furono cacciati i carmelitani e chiuso il convento che li ospitava. Nonostante queste leggi contro la Chiesa la fede non si poté cancellare, perché essa è dono di Dio ed opera nel cuore degli uomini e donne che l’accolgono in sincerità e umiltà.
C’è una pagina bellissima dell’Antico Testamento, riportata nella liturgia ambrosiana di questa domenica, che ci rivela come Giosuè, dopo la morte di Mosè, ha chiesto alle nuove generazioni di Ebrei di compiere una scelta: quella di volere o non volere seguire il Signore, accettando o rifiutando i comandamenti, dati da Dio ai loro padri sul Sinai.
Gli apostoli si erano trovati in una situazione analoga nel momento in cui Gesù aveva trovato l’opposizione di molta gente che, dopo averlo seguito, si allontanarono da lui ed egli aveva chiesto ai suoi discepoli: ”Volete andarvene anche voi?”. La risposta venne da Pietro, che a nome degli altri disse: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo conosciuto e creduto che Tu sei il Santo di Dio”. Non ci meraviglia, perciò, che molti, anche oggi, siano indifferenti o abbandonino la fede, perché essa è questione di scelta e di prospettiva di vita.
Resta comunque il fatto che, essendo dono di Dio, non si può dire che la fede non c’è più, ma che, dove è conosciuta e accolta, sa dare un senso alla vita e speranza in un mondo migliore e carico di amore.
Oggi, come al tempo di Giosuè, o dei primi apostoli, ancora il Signore ci chiede se vogliamo seguire Lui o gli idoli di questo mondo. Se scegliamo Lui, penso ci sia la gioia anche di farlo conoscere agli altri e non solo a livello teorico, ma pratico, perché la conoscenza di Lui trasforma la nostra vita e tende a renderla veramente bella.
L’estate può diventare il tempo della riscoperta della fede attraverso il silenzio, la riflessione, la preghiera, i viaggi culturali e spirituali. Lo auguro a me e a voi.
don Sergio
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Opera: Cristo si separa dagli Apostoli, Duccio di Buoninsegna – 1308/1311 – tempera e olio su tavola – Duomo di Siena