Una luce per non camminare nelle tenebre

Il messaggio proposto dalla liturgia nel tempo pasquale è sempre carico di gioia, di speranza e di luce, poiché leggiamo nella vita della prima comunità cristiana una carica di entusiasmo straordinaria.

Gli apostoli e i discepoli, che hanno incontrato Gesù risorto, hanno compreso la forza vitale trasmessa dal dono d’amore ricevuto e che questo non era solo per loro, ma doveva essere annunciato a tutti gli uomini e le donne del mondo.

Chiare ed attuali sono le parole di Gesù contenute nel Vangelo di questa domenica: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Infatti, la situazione del mondo contemporaneo rischia di rendere buio l’animo di molti, afflitti da tante prove e segnati da tante paure riguardo il presente e il futuro. Noi cristiani, se seguiamo Gesù avremo la luce della vita ed è proprio quello che cerchiamo e quello che il mondo si attende: non possiamo deludere tali aspettative.

La Chiesa ha sempre suscitato uomini e donne, che hanno saputo lasciare una traccia di luce, diventando modelli di vita e fari di luce per molti. Proprio sabato 30 aprile, alle 10, nel corso di una Messa solenne in Duomo, sono stati proclamati beati Armida Barelli e don Mario Ciceri, due figure che con l’attività di apostolato e l’impegno culturale ed educativo hanno lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa ambrosiana e del mondo cattolico italiano.

Armida Barelli ha vissuto il suo impegno con la Gioventù femminile di Azione cattolica, con la sua consacrazione nel mondo attraverso la cultura e la promozione dell’Università Cattolica e la spiritualità francescana che ha irradiato tutte le sue opere. Don Mario Ciceri, sacerdote ambrosiano, fedele al suo ministero in mezzo ai giovani nell’oratorio di Sulbiate e nel servizio pastorale, con una cura speciale verso i poveri e i malati sempre nella stessa parrocchia.

Mi sembra bello trascrivere qui sotto la riflessione del nostro Vicario Generale Mons. Franco Agnesi, il quale cerca di spiegare ciò che unisce questi due beati: “Ciò che li unisce è il Battesimo e dal Battesimo il cammino cristiano incarnato nella loro storia di incontri, decisioni, sofferenze e gioie e nutrito dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia. Per noi è l’occasione di ripensare alla nostra «storia» con Gesù nell’amicizia, nelle scelte, nelle fatiche e nelle gioie. Ciò che li unisce è anche il «secolo breve» del Novecento, segnato per loro da due guerre mondiali e da progetti di rinascita e riscatto per i giovani della parrocchia e le ragazze italiane. Per noi è l’occasione di chiedere il dono della creatività per immaginare il nostro prossimo futuro anche culturale e politico. Li unisce anche l’amore alla Chiesa vissuto nel loro tempo, con stile diverso, con alleanze e collaborazioni ordinarie e straordinarie, ma sempre da discepoli missionari. Per noi è l’occasione di sognare una Chiesa capace di una comunione più intensa e diversificata e di una missione più libera e coraggiosa”.

Questa duplice beatificazione si inserisce nel Tempo stupendo della Pasqua e ci prepara a vivere il mese di maggio rinnovando la nostra devozione a Maria e al S. Rosario, imparando da lei che cosa significa seguire Gesù.

don Sergio

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