Il tempo pasquale chiede ogni anno a tutti noi cristiani di testimoniare con i frutti la vita nuova suscitata dalla morte e risurrezione di Gesù, possibile solo se prendiamo coscienza della grazia dello Spirito Santo che ci è stato donato.
Vi invito a meditare la prima lettura della liturgia di questa domenica, dove san Paolo, con grande lucidità e serenità descrive ciò che in lui è avvenuto dopo l’incontro avuto con Gesù sulla via di Damasco. La sua vita è completamente cambiata, infatti, da persecutore si è fatto annunciatore del Vangelo a tutti gli uomini, ebrei e pagani, di ogni nazionalità e lingua e tutto per grazia e per la forza dello Spirito Santo che in lui stava operando in modo sorprendente.
Lo Spirito Santo è quel Paraclito promesso da Gesù ai suoi discepoli la sera del giovedì prima di morire, che avrebbe rivelato loro la verità e li avrebbe resi forti nella testimonianza, fino al dono della stessa vita. Resta comunque il fatto che la testimonianza nasce da un incontro ben preciso con Gesù, che diventa esperienza fondamentale per tutta la vita e che qualche volta si dimentica o viene mascherata e annebbiata da tutta una serie di messaggi e avvenimenti della vita, che apparentemente sono ritenuti più affascinanti.
Pensiamo ai bambini che in queste settimane hanno ricevuto la prima Comunione, ai ragazzi che hanno ricevuto il sacramento della Cresima nel mese di ottobre scorso. Io mi auguro che tutti possano crescere nella conoscenza di Gesù attraverso la catechesi e la frequentazione dei sacramenti, purtroppo però, dobbiamo constatare che spesso molti non rimangono fedeli a tale incontro e si perdono nel marasma delle diverse esperienze del mondo. Come mai? La domanda è forte per me, responsabile della Comunità cristiana, che mi è stata affidata, ma anche per tutti coloro che hanno accompagnato nel cammino di iniziazione cristiana questi ragazzi. Che cosa non funziona? Non siamo stati in grado di dare una sufficiente testimonianza della nostra fede? Può darsi, ma poi penso al Signore Gesù che ha fatto una fatica enorme a farsi capire dai suoi discepoli e molti lo hanno rinnegato e persino tradito, ma anche dagli stessi suoi compaesani, sia di Nazaret che di Gerusalemme, questi ultimi poi lo hanno addirittura ucciso.
Allora penso che tutto dipende da ciò che noi vogliamo dalla vita e così mi convinco sempre più che c’è un senso religioso da ritrovare e che può davvero portare a trovare una gioia e una serenità, nella luce di un mistero profondo di verità, che si svela a poco a poco e che riempie i vuoti lasciati da esperienze effimere, come i lampi di un temporale o i fuochi d’artificio, capaci di incantare, ma che subito scompaiono. La vita che ci offre Gesù è, invece, un cammino progressivo di scoperta e di formazione interiore verso una verità che si svela a poco a poco, ma che trova radici profonde e solide, nella semplicità.
Il tredici maggio ricorderemo la prima apparizione della Madonna ai tre fanciulli di Fatima, illetterati ma aperti alla bellezza e alla gioia dell’incontro con Gesù, che si è concretizzato attraverso l’intercessione di Maria. Mi auguro che si possa ritrovare tutti quella semplicità e apertura del cuore, che danno senso autentico al nostro credere, permettendoci di affidare tutta la nostra vita a Colui che ce l’ha donata con immenso amore. Un augurio particolare, questa domenica, lo facciamo a tutte le mamme.
don Sergio
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Opera: Annunciazione – XII secolo – Mosaico – Santa Maria dell’Ammiraglio o Chiesa della Martorana, Palermo