La forza del pianto

La quinta domenica di Quaresima, con il Vangelo della Risurrezione di Lazzaro, è un preludio alla Settimana Santa, che cominceremo la prossima domenica con il ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il dono prezioso della vita offerta a Lazzaro anticipa tutto il mistero pasquale e manifesta la volontà di Dio di salvare, attraverso il sacrificio del suo Figlio Gesù, tutta l’umanità segnata dal peccato e dalla morte.

Già nell’Antico Testamento Dio ha rivelato più volte di essere amante della vita, con prodigi stupendi nei confronti del suo popolo Israele, tra cui, quello di cui è perenne memoria, la liberazione dalla schiavitù d’Egitto e il cammino nel deserto per raggiungere la Terra Promessa. Gli Israeliti commemoravano quell’evento chiamandolo “Pasqua” ovvero “Passaggio” dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà. Questo era solo l’anticipo di un’altra Pasqua, quella di Gesù, che con la sua risurrezione ha offerto agli uomini la gioia di sapere che la vita non finisce con la morte, ma continua in una vita senza fine.

Davanti alla tomba di Lazzaro Gesù pianse dimostrando un’umanità straordinaria, sintesi di quella compassione che aveva espresso in tante altre occasioni, sia di fronte agli uomini e alle donne, incontrati nei tre anni della vita pubblica, sia nei suoi discorsi e nelle parabole. Di fronte alla morte Gesù non si ferma al pianto, ma confidando nell’amore del Padre, sa che può chiedere qualcosa di grande e di insperato, che è possibile solo a Dio onnipotente e perciò alzando gli occhi al cielo, prega così che tutti lo ascoltino, dimostrando che la volontà di Dio è la vita per l’uomo e non la morte.

Questa certezza porterà Gesù, quando sarà crocifisso, ad abbandonarsi al Padre nel suo grido fiducioso: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”. La forza di Gesù proviene dalla sua fiducia nel Padre, che non ci lascia soli, ma ci viene incontro anche nei momenti più difficili, se agiamo con amore e Gesù sulla croce, arrivato al compimento della sua missione, stava giocando totalmente la sua vita per amore di tutti gli uomini.

Su questa scia mi piace vedere il gesto del buon samaritano che, non solo prova compassione per il malcapitato, ma lo solleva e lo porta in una locanda provvedendo alla sua cura. Come ho scritto sopra, Gesù non si ferma al pianto di fronte alla morte dell’amico Lazzaro, ma fa di tutto perché il Padre lo esaudisca. La compassione deve diventare forza vitale.

don Sergio

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Opera: Giotto, Resurrezione di Lazzaro – 1303/1305 – Affresco – Cappella degli Scrovegni, Padova

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