Segni del suo amore

Alle nozze di Cana Gesù “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,11), così si conclude il brano di Vangelo di questa domenica. Nell’Antico Testamento Dio si era manifestato più volte nella sua benevolenza e nella sua grandezza, specialmente durante il cammino dell’Esodo, intervenendo provvidenzialmente in situazioni di pericolo e di disagio del popolo ebreo, ma anche in seguito, con le promesse messianiche.

Credere è fidarsi dell’amore provvidente di Dio che, a volte, si rivela chiedendo all’uomo di agire nei modi più impensabili, come riempire d’acqua le anfore mentre non c’è più vino e tutto ciò perché lo dice il Signore, come è l’invito di Maria ai servi di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5).

La parola del Signore risponde ai nostri desideri più nascosti, anche quelli che noi non riusciamo a comprendere e ad esprimere pienamente. È necessario, però, mettersi in ascolto, mettendo in azione la virtù della speranza, la quale ci permette di non fare morire ciò che il nostro cuore desidera per una felicità vera. È bello pensare che il primo segno compiuto da Gesù sia ad una festa di nozze, perché l’amore sponsale è il segno attraverso cui Dio ha sempre voluto esprimere il suo amore per il popolo d’Israele ed in Gesù verso la Chiesa.

Ora, noi sappiamo come l’amore di coppia è spesso minacciato e rischia di spegnersi per tanti motivi. La medicina più efficace in questi casi è proprio ascoltare Gesù riconoscendo nella sua Parola l’antidoto ad ogni male e fragilità. Solo Gesù sa offrire il vino nuovo, capace di risvegliare i cuori assopiti e indeboliti, perché il suo Spirito rinnova ciò che sembra perduto o addirittura morto. Questo vale per il matrimonio cristiano, ma anche per qualsiasi altra realtà, di fronte alla quale chiediamo luce al Signore, o Lui stesso chiede a noi qualcosa di particolare.

La Parola del Signore non è mai per il nostro male, ma per il nostro bene, per la salvezza delle nostre anime e per la vita della Chiesa stessa. A questo proposito, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si svolge ogni anno dal 18 al 25 gennaio, ci invita a non dimenticare le parole di Gesù tratte dal Vangelo di Giovanni 15, 1-17 : “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”. Sono parole, che Gesù ha pronunciato la sera prima di morire e che volgono lo sguardo e il cuore al futuro dei discepoli e nostro.

Oggi l’umanità intera sta attraversando ancora una stagione di grande sofferenza, colpita nel profondo dall’epidemia di Covid-19 e dalle sue devastanti conseguenze sociali, economiche e morali. Non c’è stata nazione che non abbia avuto i suoi dolori ed anche coloro che sono stati risparmiati devono fare i conti con la crisi che ne è scaturita. Come reagire davanti a tutto questo? C’è ancora un futuro insieme? Potremo portare frutto? Uniti a Gesù sì, perché ancora Egli dice a noi: “Io sono la vite, voi siete i tralci. Senza di me non potete dare frutto”.

L’unità dei cristiani può avvenire solo se si è uniti a Gesù e se ci lasciamo guidare dalla stessa Parola, diventando segno nel mondo del suo amore.

don Sergio

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Opera: Paolo Veronese, Nozze di Cana – 1563 – Olio su tela – Louvre, Parigi

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