All’inizio di questo nuovo anno sento il dovere di ringraziare tutti coloro che nelle nostre cinque parrocchie hanno prestato il loro servizio per la buona riuscita delle celebrazioni natalizie e prima ancora, delle proposte dell’Avvento.
Il Covid-19, con tante difficoltà, non ha impedito a molti di partecipare alle diverse celebrazioni comunitarie, rinnovando la fede in Colui che è il centro di tutto. Ora, dopo l’Epifania, una seconda manifestazione di Gesù è al centro della nostra attenzione, quella avvenuta nel Battesimo al Giordano e che, questa domenica, la liturgia della Chiesa ci fa celebrare. È Dio Padre stesso che manifesta agli uomini il suo Figlio Unigenito compiacendosi di Lui pubblicamente: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Mc1,11).
La missione di Gesù nel mondo è avallata dalle parole del Padre e dal suo desiderio di comunicare agli uomini il loro essere figli nel Figlio. In Gesù sono state abolite tutte le distanze tra Dio e noi uomini, perché Egli si pone come mediatore e rivelatore del suo amore paterno per sempre. Bene consiglia il profeta Isaia nella prima lettura di questa domenica: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino” (Is 5,6). Nell’episodio del Battesimo al Giordano vediamo Gesù che si confonde con i peccatori per dirci che Dio è vicino, è immerso nella nostra vicenda umana e ne ha una conoscenza profonda. Non dobbiamo, perciò, avere nessuna paura di cercarlo, perché, nel suo Figlio Gesù, Dio c’è e ci ascolta con il suo affetto paterno.
Se a Gesù Dio dice: ”Tu sei il mio figlio, l’amato”, dobbiamo essere certi che quelle parole valgono anche per noi, in quanto Dio ci ama, perché noi siamo suoi figli. Tale certezza è il motivo della speranza suscitata in noi dal giorno del nostro battesimo, per cui vale la pena vivere, lottare, soffrire nella consapevolezza che tutto ciò per cui Dio ha mandato suo Figlio nel mondo ci riguarda. L’impegno e la responsabilità che ci richiede la vita quotidiana hanno come fine il mondo rinnovato, il Regno di Dio che è anche il nostro Regno. Belle, a questo proposito, sono le parole che troviamo nella lettera di Paolo agli Efesini (2^ lettura di questa domenica): “Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio”.
Nel cuore di Dio abbiamo un posto speciale, nessuno escluso, e tutto questo proprio a causa di Gesù, che ci ha riabilitati come figli per mezzo della sua croce. Nessuno si deve sentire escluso o dimenticato da Dio, ma in Cristo tutti abbiamo la possibilità di sentirci parte della famiglia di Dio e partecipi della vita del Regno. Questo ci permette di dare valore ad ogni attimo della nostra esistenza, sapendo che nulla va perduto e tutto, invece, contribuisce a costruire il Regno di Dio che è anche nostro. Ma, insieme, questo apre il nostro cuore a sostenere e valorizzare le opere e i pensieri di chi, come noi, desidera realizzare qualcosa di buono in questo mondo, poiché contribuisce a rendere migliore e bello ciò che Dio ha creato e che ha affidato alle nostre cure.
Siamo chiamati ad essere cittadini del mondo, opera stupenda di Dio, della quale Egli ci ha resi collaboratori nella realizzazione piena e fruitori di beni che sono di tutti. La vita, così, non va subita, ma affrontata con entusiasmo e fiducia, avendo accanto Gesù, il Figlio di Dio, che camminando accanto a noi, è pronto a farsi cercare e trovare, per accompagnarci e sostenerci.
don Sergio
Per consultare o scaricare l’ultimo numero dell’informatore Oltre l’apparenza, cliccare qui.
Opera: Piero della Francesca, Battesimo di Cristo – 1445 – Tempera su tavola – National Gallery, Londra