Ci stiamo avvicinando al tempo di Quaresima e la liturgia ambrosiana ci prepara a viverlo con due domeniche specifiche chiamate l’una “della divina clemenza” e l’altra “del perdono”, nelle quali Gesù vuole manifestare come Dio non è un giustiziere, ma di fronte al peccato chiede la conversione del cuore e il ravvedimento.
Quel “va’ e non peccare più” dice chiaramente che Gesù non vuole la lapidazione della donna, come prevedeva la legge e nemmeno prendere sottogamba il suo peccato, bensì renderla cosciente del male che ha fatto e della possibilità di riprendere una vita di affetti equilibrata.
Nello stesso tempo Gesù, di fronte a coloro che lo volevano cogliere in fallo, non nega la legge di Mosè, ma sposta l’attenzione verso chi si prestava ad eseguire materialmente la lapidazione, chiedendo che questa fosse effettuata da chi non aveva mai peccato: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. “Se ne andarono uno per uno”.
La grandezza del Signore Gesù sta nella capacità di entrare nel cuore degli uomini, senza giudicarli, bensì facendoli pensare muovendo dentro di loro le coscienze, spesso annebbiate dal perbenismo e dal giustizialismo ideologico, che arriva persino a invocare la pena di morte, senza considerare la possibilità della conversione e della redenzione, di cui ognuno di noi, invece, ha bisogno di ricercare. Senza arrivare a casi eclatanti, il Vangelo di questa domenica ci chiede di fare crescere dentro di noi un atteggiamento di misericordia nei confronti di tutti, non rinunciando mai ad offrire possibilità di ravvedimento, tanto auspicata da Gesù e prima ancora nell’Antico Testamento, da Dio verso il suo popolo.
Mentre si avvicina la Quaresima è importante preparare il nostro cuore ad accogliere gli inviti, che ci vengono dalla Parola di Dio alla conversione e a pregare, affinché in noi e attraverso di noi, emerga maggiore benevolenza e
comprensione verso tutti, abbassando i toni forti di giudizio e di condanna, che si elevano in ambiente familiare, sociale, politico e non di meno, qualche volta, anche in quello ecclesiale.
don Sergio