L’Avvento è uno dei tempi forti della liturgia cristiana e il rito ambrosiano ce lo fa iniziare questa domenica, a differenza di quello romano, che, per tradizione, inizierà fra due domeniche. È bene comprendere il significato di questo periodo, posto all’inizio dell’Anno liturgico, per valorizzare la dimensione della speranza, che ne è virtù intrinseca.
Il nostro Arcivescovo ha composto la sua lettera pastorale di quest’Anno con riflessioni specifiche riferite ai diversi momenti dell’Anno liturgico e per quanto riguarda l’Avvento ha sottolineato come in esso siano presenti due sentimenti: la speranza e l’attesa del compimento, troppo dimenticati nella coscienza civile contemporanea, ma anche in quella dei credenti, che ne subiscono il contagio. Scrive il nostro Vescovo: “Il cristianesimo, senza speranza, senza attesa del ritorno glorioso di Cristo, si ammala di volontarismo, di un senso gravoso di cose da fare, di verità da difendere, di consenso da mendicare. Nella pedagogia della Chiesa il tempo di Avvento è momento in cui viene annunciata la speranza del ritorno di Cristo, specie nelle prime settimane”. Una meditazione accurata nel tempo di Avvento ci aiuta a viverlo come momento di grazia non per commemorare un evento del passato, ma per orientare tutta la vita nella direzione della speranza cristiana, sempre lieti e insieme sempre insoddisfatti. “L’orientamento al futuro, scrive l’arcivescovo, è una dimensione irrinunciabile del vivere. C’è però differenza tra vivere di aspettative e vivere di speranza. L’aspettativa è frutto di una previsione, programmazione, di progetti. L’aspettativa circoscrive l’orizzonte a ciò che si può calcolare e controllare. La speranza è la risposta alla promessa, nasce dall’accogliere la Parola che viene da Dio e chiama alla vita, alla vita eterna. È fondata sulla fede, cioè sulla relazione con Dio che si è rivelato nel suo Figlio Gesù come Padre misericordioso e ha reso possibile partecipare alla sua vita con il dono dello Spirito Santo”.
L’ascolto della Parola di Dio può, dunque, aiutarci a guardare alla vita con speranza, perché la venuta del Signore Gesù sulla terra ha segnato una svolta epocale e definitiva della storia dell’umanità e senza ritorno. L’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, ha dato all’umanità la possibilità di sperare contro ogni speranza, perché ha aperto le porte di un futuro che sembrava impossibile prima di allora, in quanto la morte frenava ogni aspirazione di eternità.
L’Avvento, perciò, ci invita a vivere la preparazione al Natale, come occasione “per ricuperare la bellezza della dignità di ogni persona, chiamata a conformarsi al Figlio di Dio che si è fatto figlio dell’uomo perché ogni persona umana possa diventare partecipe della vita di Dio”.
don Sergio