Scrivo queste riflessioni mentre mi sto preparando a vivere la festa di Tutti i Santi e penso alla beatitudine del Cielo, dove il Signore desidera avere con sé tutti i suoi figli e figlie. Tra l’altro il Vangelo di questa domenica ci parla proprio del regno dei cieli che è simile ad un re, che fece una festa di nozze per suo figlio, mandando i suoi servi a chiamare gli invitati.
Ma anche la prima lettura, tratta dal profeta Isaia ci presenta il Signore che prepara sul monte Sion un banchetto al quale invita come commensali il popolo di Israele e tutti i popoli della terra.
Nella parabola evangelica viene descritto il rifiuto degli invitati e la volontà del re di non rinunciare alla festa, per cui manda a chiamare tutti coloro che si trovano lungo le strade, buoni e cattivi, fino a quando la sala non si riempie completamente. Mi sembra così di vedere la festa di tutti i Santi, come la realizzazione del sogno di Dio di gioire per la salvezza del suo Figlio Gesù, offerta a tutti i popoli della terra e che richiede una risposta positiva e coerente da parte di tutti gli invitati. La festa di nozze del Figlio di Dio è la meta alla quale tutti noi siamo chiamati al termine del nostro cammino terreno, ma che ci richiede, come ricorda la parabola, di indossare l’abito nuziale, segno di una vita giusta e retta.
Nella sua Esortazione Apostolica “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla Santità nel mondo contemporaneo, Papa Francesco scrive come la santità è per tutti vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno lì dove si trova: “Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro a servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali”.
In sintesi si può affermare che la santità chiede a ciascuno di essere al proprio posto e di svolgere con semplicità e rettitudine il proprio dovere, lasciando fruttificare la grazia che ci deriva dal Battesimo. In questa luce possiamo guardare con speranza la sorte dei nostri cari defunti, che in questo giorni commemoriamo e nello stesso tempo affrontiamo con responsabilità e tenacia il cammino che è posto accanto a noi, certi che il Signore riserva per noi, alla fine della nostra esistenza terrena, beni immensi.
don Sergio