La nostra Comunità Pastorale è stata privata di un sacerdote, infatti don Luigi Moretti ha concluso la sua vita terrena ed è entrato nella Gerusalemme celeste, verso cui tutta la Chiesa è in cammino, così come ci ha ricordato il nostro Arcivescovo nella sua lettera pastorale.
Don Luigi era nato ad Azzano Decimo, in provincia di Pordenone il 2 settembre 1950, con la famiglia si era trasferito ad Inverigo (Co), ordinato sacerdote nella Diocesi di Milano il 10 giugno 1978 è stato vice rettore presso il Collegio Arcivescovile di Desio fino al 2003, quindi Parroco di Pusiano fino al 2013, da allora vicario parrocchiale qui a Luino.
Io l’ho conosciuto qui a Luino, quando sono arrivato come parroco nel 2015 e posso affermare di averne apprezzato l’umiltà, la fede e la grande generosità unita alla disponibilità.
Mai una volta l’ho sentito lamentarsi per un servizio ministeriale da compiere e negli ultimi anni noi sacerdoti di Luino siamo stati chiamati a supplire in tante parrocchie del decanato. Egli lo ha fatto sempre con sollecitudine e attenzione verso le comunità presso le quali era mandato. Neanche la malattia lo frenava, se non proprio quando lo richiedevano i medici, ma di questo si sentiva dispiaciuto, perché dentro di lui c’era il desiderio di annunciare il Vangelo e di essere a servizio della Chiesa.
La sua sensibilità verso i più deboli la si è notata, in modo particolare, con la presenza di un gruppo di profughi ospitati dal Comune di Luino, di cui si è reso tutor seguendoli nelle questioni burocratiche e istruendoli in diversi lavori manuali con pazienza e amorevolezza.
Con l’inizio della Comunità Pastorale l’arcivescovo gli aveva dato l’incarico di referente per la parrocchia di Creva e da settembre io gli avevo chiesto di essere presenza significativa all’Istituto Maria Ausiliatrice, ruolo che aveva accettato di buon grado, perché lo riportava ai 25 anni vissuti come vice rettore del Collegio di Desio e che ricordava sempre con immenso piacere.
Ad un primo approccio sembrava un uomo di poche parole, ma poi quando si stava insieme era bello discutere con lui dei problemi della Chiesa e del mondo e gioire anche della sua ironia.
La forza dimostrata nell’affrontare la sua malattia è stata esemplare, perché non si piangeva addosso, piuttosto lottava e reagiva, illustrando con molto realismo, a chi glielo chiedeva, ciò che gli stava accadendo.
Ora riposa nella pace e noi vogliamo solo ringraziare il Signore per tutto il bene che ha saputo offrire, credendo nel premio eterno che Lui dona ai suoi servi buoni e fedeli.
Certo, ora abbiamo un sacerdote in meno e questo ci spinge a pregare per le vocazioni sacerdotali, sempre più scarse nella nostra diocesi e nel mondo.
don Sergio