Si fa di nuovo vivo Giovanni Battista in questo tempo di Avvento, poiché già altre volte lo abbiamo incontrato nelle domeniche precedenti. In questa quinta domenica di Avvento la liturgia ambrosiana lo addita come “il Precursore”, colui che prepara la strada al Cristo, facendogli spazio: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire”. Giovanni Battista diventa l’emblema dell’apostolo che non mette in primo piano se stesso, ma ha chiara la consapevolezza che la sua missione è annunciare Cristo. S. Paolo, nella seconda lettura di questa domenica, sembra recepire la lezione del Precursore, quando, scrivendo ai Corinzi, afferma: “Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri
servitori a causa di Gesù”.
Come si può notare, viene ribadita la centralità di Cristo e del suo messaggio, rispetto a qualsiasi pensiero personale del discepolo e questa è stata la forza del cristianesimo in questi due millenni. Ogni pretesa di imporre il proprio pensiero personale, facendolo passare per quello di Gesù, è stata smentita dal Vangelo stesso. Sono passate epoche storiche con movimenti di pensiero, prese di posizione da parte di cristiani, spesso contrastanti con il Vangelo, cercando di strumentalizzarlo per diversi fini, ma niente è riuscito a scalfire la verità che il Vangelo stesso contiene. Anche oggi si cerca di usare il cristianesimo per fini che non hanno nulla a che fare con l’annuncio di Cristo, confondendo le coscienze con slogan e frasi ad effetto.
Bene ha detto il nostro Arcivescovo nel suo ultimo discorso di S. Ambrogio,
intitolato “Autorizzati a pensare”, dove ha invitato tutti a pensare senza
lasciarsi guidare solo dall’istintività e dall’emotività. Giovanni Battista ha fatto così con i suoi discepoli che erano preoccupati da ciò che faceva Gesù. Il precursore li ha autorizzati a pensare. Gesù è venuto per salvare tutti gli uomini e per ridare a tutti la dignità di figli di Dio. Questo è l’annuncio cristiano, che, nel rispetto della libertà di ognuno, chiede di essere diffuso attraverso la parola e la vita in ogni ambiente.
Mi fa specie pensare a dei cristiani che non vogliono parlare del Natale di Gesù in presenza di persone di altra religione, quando gli appartenenti ad altre religioni non nascondono le loro ricorrenze, le loro feste. e le loro tradizioni (vedi per esempio la preghiera, il Ramadan o il rispettare un uso di certi cibi nelle mense scolastiche o aziendali per i mussulmani). A noi cristiani è chiesto di testimoniare Cristo senza paura e senza alcun rispetto umano, con la forza e la convinzione di Giovanni Battista e di San Paolo. Mentre ci avviciniamo alla festa del Natale è bene prepararsi con cura, trovando momenti di preghiera e di silenzio. La bella tradizione della Novena del S. Natale, che inizia questa domenica 16 dicembre, può essere l’occasione per dedicare personalmente o con i membri della propria
famiglia qualche istante all’incontro con Gesù nell’ascolto del Vangelo. Sarebbe bello, e molti lo fanno già, accendere ogni sera della Novena un lume, mettendolo su un davanzale di casa, così che si diffonda la notizia che ci sono famiglie in attesa cristiana del Natale. E’ un piccolo segno, ma diventa efficace se poi è condiviso da più persone, che riconoscono Gesù come la luce che viene a rischiare le tenebre del mondo.
Buona Novena del S. Natale.
don Sergio