“Ma guarda che bravi gli operatori della Caritas, come si impegnano e che dedizione hanno per le persone in difficoltà”. Si vede che i poveri non sono un diversivo né per loro né per la Chiesa, bensì i fratelli e le sorelle più amati, perché ognuno di loro, con la sua esistenza e anche con le parole e la sapienza di cui è portatore, provoca a toccare con mano la verità del Vangelo.
Perciò la Giornata Caritas intende ricordare alle nostre comunità che i poveri sono al centro dell’intera opera pastorale. Non solo del suo aspetto caritativo, ma ugualmente di ciò che la Chiesa celebra e annuncia. Dio ha assunto la loro povertà per renderci ricchi attraverso le loro voci, le loro storie, i loro volti. Tutte le forme di povertà, nessuna esclusa, sono una chiamata a vivere con concretezza il Vangelo e a offrire segni efficaci di speranza.
Vivendo la festa della commemorazione di tutti i defunti, devo dire che anche celebrare le esequie per i nostri cari morti è un gesto di amore e di carità.
Innanzitutto, per rispettare – per tanti – la loro coscienza credente, che ha sempre sperato nella misericordia e nel perdono del Signore: anche questo è onorare la memoria di una cara persona ora defunta. Ma soprattutto per sapere che noi abbiamo un debito di vita, di amore e di insegnamenti nei loro confronti: non sono solo persone da trattare con una procedura per il seppellimento, ma sono padri, madri, figli, figlie, fratelli, sorelle, dei quali – attraverso la preghiera della Chiesa – affermiamo l’importanza della loro vita, della nostra storia con loro, del bene che hanno fatto, e imploriamo la misericordia di Dio, e anche un po’ la nostra, per le loro debolezze.
Dopotutto, onorare i nostri morti è ricordare anche il nostro passato e aprirsi al compito di vivere una vita buona, come tanti fratelli e sorelle “passati avanti” ci hanno insegnato a fare.
don Cesare

Lascia un commento