Portiamo a Gesù quello che abbiamo

Offro alla vostra riflessione, in questo tempo di riposo, una meditazione del nostro Arcivescovo sul tema della speranza.

Di che cosa avete bisogno? Che cos’è che non avete? “Abbiamo bisogno di pane, non abbiamo abbastanza pane” dicono i discepoli a Gesù e Gesù dice ai discepoli: “Portatemi quello che non avete, mettete a disposizione della benedizione di Dio la vostra insufficienza”. Di che cosa avete bisogno? Che cos’è che non avete?

Forse in quel deserto senza pane si fanno avanti i discepoli giovani e dicono: “Abbiamo bisogno di amore. Non abbiamo abbastanza amore. Nella nostra giovinezza, noi e l’immensa moltitudine, abbiamo bisogno di amore e noi abbiamo solo buoni sentimenti precari, gesti di tenerezza maldestri, intenzioni di servizio troppo fragili e passeggeri”.

E Gesù dice ai discepoli giovani: “Portatemi quello che non avete, mettete a disposizione di Dio la vostra insufficienza”. E Gesù benedice l’amore troppo piccolo, che non basta per nessuno. E la benedizione di Gesù rende possibile amare, vivere d’amore, morire d’amore. E la benedizione di Gesù, il dono del suo Spirito d’amore, rende capaci di amare secondo il comandamento di Gesù: «amatevi come io ho amato voi» (Gv 15,12).

Forse in quel deserto senza pane si fanno avanti i discepoli adulti, i genitori, i preti, gli educatori e dicono: “Abbiamo bisogno di gioia. Non abbiamo abbastanza gioia. Vorremmo far contente le persone che amiamo, i ragazzi, le ragazze e il loro futuro. Ed invece li vediamo scontenti, scoraggiati, arrabbiati. Ecco, non abbiamo abbastanza gioia”.

E Gesù dice ai discepoli genitori, preti, educatori: “Portatemi quello che non avete. Mettete a disposizione di Dio la vostra insufficienza”. E Gesù benedice la gioia troppo piccola, che non basta per nessuno. E la benedizione di Gesù offre la gioia, la gioia piena, la gioia di Dio. «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). La pienezza della gioia s’irradia in mezzo alla tristezza del mondo e bussa ad ogni porta: se qualcuno apre la porta, la gioia riempie la casa come il profumo di nardo prezioso. Solo chi entra in amicizia con Gesù conosce la sovrabbondanza della gioia.

Forse in quel deserto senza pane si fanno avanti discepoli di ogni età e condizione e dicono: “Abbiamo bisogno di speranza. Non abbiamo abbastanza speranza. Guardiamo avanti verso il futuro e le speranza si spengono: ci sono troppi disastri sulla faccia della terra. Guardiamo agli altri intorno a noi e le aspettative restano deluse: prima o poi gli altri si rivelano una delusione e non ci aspettiamo molto da nessuno. Ecco, non abbiamo abbastanza speranza”.

La benedizione di Gesù rende vera, forte, bella la speranza invincibile perché chi crede in lui vivrà e chi vive e crede in lui non morrà in eterno (cfr. Gv 11,26). Solo chi dimora in Gesù, il crocifisso risorto, glorioso, seduto alla destra del Padre, trova il fondamento sicuro per la speranza.

Ma noi, portando a Gesù quello che non abbiamo, portando a Gesù la nostra insufficienza, possiamo sperimentare che Gesù benedice il poco che abbiamo, il poco che siamo. E basterà. È bastato per i cinquemila nel deserto. Basterà e sarà sovrabbondante. Perciò che possiamo dire? Grazie, cioè Eucaristia.

don Daniele

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Opera: Il miracolo dei cinque pani e due pesci – Lucas Cranach – Museo Nazionale di Stoccolma


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