Ostinati nella speranza

Giovedì sera abbiamo celebrato la solennità del Corpo e del Sangue del Signore, il “Corpus Domini” cominciando con l’eucaristia, concelebrata dai sacerdoti del Decanato, alla presenza delle comunità parrocchiali, seguita dalla processione eucaristica: un momento intenso di fede, di preghiera e di testimonianza.

Questa festa ci invita a rimettere l’Eucaristia al centro della nostra vita di fede.

L’arcivescovo Mario ha presieduto l’Eucaristia e la processione a Milano, ricordando anche il suo cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale: anche per questo gli facciamo i nostri auguri e gli assicuriamo le nostre preghiere!

Ecco alcuni passaggi della sua omelia.

Che faremo, in mezzo a notizie di guerre, a spettacoli di orrore, alle parole dei potenti che pronunciano maledizioni e minacce? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare quello che è accaduto lungo la via e come abbiamo riconosciuto Gesù allo spezzare del pane.

Che faremo quando costatiamo che dappertutto si insinua un senso di stanchezza, l’impressione di un inevitabile declino, un’inclinazione allo scoraggiamento e alla sfiducia? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore e la sua promessa di vita eterna e felice.

Che faremo quando incontriamo l’indifferenza nei confronti della nostra presenza e del nostro annuncio, quando sperimentiamo un sospetto pregiudiziale e persino una specie di disprezzo nei confronti della Chiesa e di chi vive in essa? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore nello spezzare del pane e che viviamo in lui con l’inequivocabile evidenza della gioia.

Che faremo quando sperimentiamo l’esito disastroso dell’individualismo che frantuma i valori in capricci e riduce l’appartenenza alla società alla pretesa di essere accontentato? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore, l’abbiamo riconosciuto allo spezzare del pane e nel condividere l’unico pane i molti diventano un unico corpo, un cuor solo ed un’anima sola.

Che faremo quando siamo costretti a costatare l’inadeguatezza delle nostre buone intenzioni di fronte alle miserie che ci assediano e alle ferite che fanno troppo soffrire? Che faremo quando siamo costretti a costatare che le nostre risorse non bastano a risolvere i problemi, la nostra compassione non basta a consolare, le nostre parole non bastano a convincere della vocazione di tutti alla vita buona e fraterna? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore e l’abbiamo riconosciuto nello spezzare del pane e siamo chiamati e decisi ad offrire quel poco che abbiamo, fiduciosi che il Signore dirà come poter sfamare la moltitudine.

Che faremo di fronte alla gente sfinita da ritmi frenetici, da condizioni di vita insidiate dalla miseria e dalla complicazione; di fronte alla gente mortificata dalla frustrazione delle proprie attese; di fronte alla gente costretta a una triste solitudine; di fronte alla gente esposta alla precarietà per un lavoro che affatica e non basta a vivere, per una città che pretende e non offre ospitalità? Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore, l’abbiamo riconosciuto nello spezzare del pane e da lui abbiamo ricevuto mandato di annunciare parole di speranza, di compiere gesti di guarigione, di abitare il mondo con l’intelligenza, la dedizione, la sollecitudine per ascoltare il grido dei poveri.

don Daniele

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