Che cosa possiamo fare noi?

Oggi propongo alla vostra riflessione la prima parte dell’omelia che l’Arcivescovo Mario ha pronunciato nel Duomo di Milano in occasione dell’anniversario della morte del Servo di Dio mons. Luigi Giussani.

L’Arcivescovo ha commentato il brano della moltiplicazione dei pani nel deserto.

Il primo passaggio dell’omelia mette ciascuno noi di fronte alla realtà: arrivano e bussano alle nostre porte persone di ogni dove, in cerca di accoglienza, di un aiuto che possa alleviare le fatiche della vita, dei distacchi dalle proprie famiglie e dai propri affetti….

“Ma voi, amici miei, non vi accorgete dei quattromila che camminano nel deserto? Non provate compassione per la loro fame, per l’asprezza del cammino, per la lontananza da casa? Ma voi non vi lasciate interpellare da questo assedio della miseria? Non vi lasciate commuovere da questo attaccarsi ad ogni spiraglio di speranza fino ad inoltrarsi temerari e incoscienti in una terra desolata?”.

Poi l’Arcivescovo prova a esaminare le giustificazioni che tante volte i suoi discepoli oppongono per “dribblare” le situazioni provocanti: “I discepoli sono però persone ragionevoli. I discepoli sono persone assennate e previdenti. I discepoli presentano a Gesù le buone ragioni del loro atteggiamento. I discepoli rispondono: “Che possiamo farci noi? Abbiamo così poco! Siamo così pochi!”. I discepoli assennati dichiarano la loro impotenza: “I bisogni della gente sono troppo enormi, le miserie sono troppo sproporzionate alle nostre risorse. Tanto vale non pensarci, tanto vale lasciare che la gente vada al suo destino. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo diventare indifferenti”. Indifferenza.

I discepoli rispondono: “Noi dobbiamo pensare a noi stessi. Noi abbiamo preso il pane per noi. Non siamo gente sprovveduta come questa folla. Noi ci aiutiamo tra noi. L’importante è la buona qualità dei nostri rapporti, la coesione del gruppo. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo essere uniti e pensare a noi stessi”. Autoreferenzialità.

I discepoli rispondono: “Questi quattromila non meritano la tua compassione, Signore. E neppure la nostra. Sono gente inaffidabile: oggi entusiasti e domani indifferenti, oggi pronti a seguirti nel deserto e domani pronti a condannarti a morte. La gente è stupida. La gente è sedotta da ogni illusione: oggi seguono te e domani seguiranno il primo che passa. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo chiamare le cose con il loro nome e giudicare il mondo per quello che è”. Giudizio e disprezzo.

I discepoli rispondono: “Per quanto ci diamo da fare, non riusciremo mai a risolvere il problema. Noi sentiamo compassione, ma la nostra compassione non produce pane. Noi abbiamo cercato in tutti i modi di farci carico dei bisogni della gente, abbiamo fatto di tutto per dare un aiuto e indicare una strada. Ma non ci hanno ascoltato; il nostro sforzo non ha prodotto risultati. Siamo preoccupati, ma impotenti”. Scoraggiamento.

Ecco allora la nostra riflessione: non dobbiamo chiederci: “Chi farà qualche cosa per risolvere questi problemi?”, ma piuttosto: “Cosa posso fare io per venire incontro ai bisognosi?”.

don Daniele

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Opera: La moltiplicazione miracolosa dei pani e dei pesci – Tadeusz Kuntze – 1777 – olio su tela – Castello Reale di Varsavia


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