Quaranta giorni dopo il Natale, la Chiesa celebra la festa della Presentazione del Signore, evento di cui parla l’evangelista Luca al capitolo 2.
In Oriente la celebrazione di questa festa risale al IV secolo e dal 450 viene chiamata “Festa dell’Incontro”, perché Gesù “incontra” il tempio e i suoi sacerdoti, ma anche Simeone e Anna, figure del popolo di Dio.
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – com’era scritto nella legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele… C’era nel tempio anche una profetessa, Anna…. (cfr Lc 2,22-40).
Secondo la legge di Mosè il maschio primogenito era proprietà del Signore ed era destinato al servizio del tempio. Quando più tardi i discendenti di Levi, i leviti, ebbero assunto il servizio del tempio, questa prescrizione decadde, ma il primogenito doveva essere riscattato con un’offerta in denaro per il mantenimento del sacerdote.
“Mosso dallo Spirito, si recò al tempio”. Un particolare che va evidenziato è che Simeone si muove per ispirazione dello Spirito Santo e così si spiega il “riconoscimento” di Gesù, quale l’Atteso, la luce delle genti. Una Luce di fronte alla quale si dovrà prendere posizione: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo…eppure il mondo non lo ha riconosciuto” (Gv 1,9-10).
Simeone benedice entrambi i genitori, ma le parole sono rivolte solo alla madre. Il bambino sarà segno di contraddizione: Gesù è la luce del mondo, ma sarà rifiutata; Gesù sarà ammirato e amato, ma verrà crocifisso, sconfitto; muore e risorge. Un cammino di contraddizione, che segnerà il cuore della Madre.
Giunge al tempio anche la profetessa Anna. Dai dettagli dell’evangelista, si evince quanto anche lei sia una donna di Dio. Molto anziana, vedova. Il suo essere “profetessa” le permette di scorgere quanto gli altri faticano a scorgere: la presenza di Dio. Lei sa andare oltre l’apparenza e vede nel Bimbo l’Atteso delle genti.
Di Simeone e Anna si dice che erano “vecchi”. Di solito l’anziano vive di memorie, di nostalgie dei tempi passati, mentre i giovani vivono di speranze, guardano avanti. In questo caso ci troviamo di fronte a due anziani che di fronte al Bambino guardano avanti, attendono, si meravigliano. Cantano la gioia e la speranza. Dettagli che fanno capire quanto sono giovani nel cuore, perché è un cuore abitato da Dio e dalle sue promesse: e Dio non delude.
In questa “visione” siamo coinvolti anche noi. Perché quanti accettano di vivere il vangelo sono e saranno segno di contraddizione. Il prendere posizione davanti al Signore Gesù, Luce delle genti, chiede coraggio, ma ancor più chiede prima di tutto l’essere “di Dio”, come Simeone e Anna. Chiede inoltre la consapevolezza del non aver sempre tutto chiaro, così come per Giuseppe e Maria, i quali si “stupivano” di quanto veniva detto e, successivamente, sappiamo che di fronte a questa fatica Maria “custodiva e meditava”.
don Daniele
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Opera: Presentazione di Gesù al Tempio – Vittore Carpaccio – 1510 – tempera su tavola – Gallerie dell’Accademia, Venezia

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