E anche voi, riposate un po’

Oggi propongo alcuni spunti di riflessione dal Discorso alla Città che l’Arcivescovo ha pronunciato in occasione della solennità di sant’Ambrogio.

L’Arcivescovo parte proprio dalle stanchezze diffuse: «Una sorta di spossatezza, come di chi non ce la fa più e deve continuare ad andare avanti. Ecco: la stanchezza mi sembra un punto di vista per interpretare la situazione».

Di cosa è stanca la gente? «La gente non è stanca della vita, perché la vita è un dono di Dio che continua a essere motivo di stupore e di gratitudine. La gente è stanca di una vita senza senso, che è interpretata come un ineluttabile andare verso la morte. È stanca di una vita appiattita sulla terra, tra le cose ridotte a oggetti, nei rapporti ridotti a esperimenti precari. È stanca perché è stata derubata dell’“oltre” che dà senso al presente, sostanza al desiderio, significato al futuro».

Anche a vivere in famiglia si fa fatica: «La gente non è stanca della vita di famiglia, perché la famiglia è il primo valore, e il bene più necessario per la società, è la trama di rapporti che dà sicurezza, incoraggia, accompagna. La gente è stanca della frenesia che si impone alla vita delle famiglie con l’accumularsi di impegni e delle prestazioni necessarie per costruire la propria immagine, per non far mancare niente ai figli, per non trascurare gli anziani».

Non manca la stanchezza nel rapporto con le istituzioni e la politica: «La gente non è stanca dell’amministrazione, dei servizi pubblici, delle forze dell’ordine, della politica, perché è convinta che la vita comune abbia bisogno di essere regolata, vigilata, organizzata. La gente è stanca, invece, di una politica che si presenta come una successione irritante di battibecchi, di una gestione miope della cosa pubblica. La gente è stanca di servizi pubblici che costringono a ricorrere al privato, di un’amministrazione che non sa valorizzare le risorse della società civile, le iniziative della comunità».

Non manca un riferimento a un’informazione “gridata”: «La gente non è stanca della comunicazione, perché la comunicazione è il servizio necessario per avere un’idea del mondo. Invece la gente è stanca di quella comunicazione che raccoglie la spazzatura della vita e l’esibisce come se fosse la vita, stanca della cronaca che ingigantisce il male e ignora il bene».

Invece di cosa è stanca la terra? «Quando l’uomo in questa casa comune, dove tutto è in connessione vitale, sconfina dal suo ruolo di custode volendo diventare padrone e dominatore assoluto, l’equilibrio vacilla e sono rovinate le connessioni vitali. Subentrano il male, la malattia, la guerra, le devastazioni. La terra è stanca quando si sfruttano con avidità insaziabile le risorse. È stanca di essere ridotta a una discarica, di quel modo di vivere il presente che non si cura del futuro. La terra è stanca e protesta: gli sconvolgimenti climatici sono, dal punto di vista della terra, una ribellione contro un equilibrio infranto, un’alleanza tradita».

E conclude il suo discorso invitando: “E anche voi, riposate un po’”!

Prendiamo a cuore anche noi questo invito dell’Arcivescovo, vivendo il tempo di Natale come un tempo di riposo nel Signore.

don Daniele

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foto dalla pagina Facebook Chiesadimilano


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