Il mese di novembre si apre con la celebrazione di tutti i Santi e la commemorazione dei fedeli defunti.
Essere santi cosa vuol dire? Per qualcuno è semplicemente sinonimo di essere buoni; come cristiani crediamo che la santità sia lo scopo finale del nostro cammino. La Festa di tutti i Santi è un’opportunità per sentire come compagni di viaggio tutte le persone che non sono segnate sul calendario, non sono venerate sugli altari e che sono passate sulla terra in punta di piedi, senza che nessuno si accorgesse di loro, ma nel silenzio del loro cuore sono stati testimoni di amore a Dio e ai fratelli.
Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore.
I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
Accanto ai Santi stanno anche coloro che abbiamo conosciuto e che ci hanno preceduto, i nostri cari defunti: li ricorderemo il 2 novembre, celebrando per tutti loro l’Eucaristia, nei cimiteri e nelle chiese, secondo il calendario indicato. Li ricordiamo a Gesù, vincitore della morte con la sua Risurrezione, perché li accolga tutti nella sua pace.
Meditiamo alcune parole pronunciate dall’Arcivescovo Mario nella solennità di Tutti i Santi, due anni fa.
La moltitudine immensa che nessuno può contare sta davanti al trono e davanti all’Agnello non è una folla senza volto, non è una moltitudine senza nome. Ciascuno di noi riconosce tra i molti i santi amici, i volti familiari. Ciascuno distingue nel cantico che inneggia alla salvezza operata dal nostro Dio e dall’Agnello una voce familiare.
Possiamo salutarli i santi nostri amici, possiamo dialogare con loro, possiamo chiedere a ciascuno di rivelarci quali vie abbia percorso per giungere attraverso la grande tribolazione alla grande festa di Dio.
La solennità di Tutti i Santi è l’occasione per contemplare la vocazione alla santità di tutti e per fare amicizia con i santi che la Chiesa ci propone come modelli da imitare. È anche l’occasione per riconoscere i santi che sono tra noi, per tanti uomini e donne che tengono viva la via di santità che hanno imparato a percorrere e aiutano la nostra Chiesa a santificarsi nella preghiera, nell’annuncio del Vangelo, nella pratica dello stile e del comandamento di Gesù.
Un’unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente sulla terra. Quella di Ognissanti è una festa di speranza: “l’assemblea festosa dei nostri fratelli” rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele della grazia del battesimo.
È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.
don Daniele
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Opera: Cristo risorto circondato dai Santi – Scuola Austriaca – olio su tela

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