La festa della Dedicazione del Duomo di Milano per noi ambrosiani riveste un significato particolare, esprime il legame di tutte le comunità con la Chiesa Madre, quella dove il Vescovo presiede alla vita di tutta la Diocesi.
Sentirci parte di una Chiesa più grande ci aiuta a dare un senso alla nostra missione e alla nostra testimonianza cristiana.
Meditiamo su queste parole dell’Arcivescovo.
Questo duomo con la sua bellezza, con il tesoro che rappresenta per la città e in generale l’immenso patrimonio dell’arte cristiana e più ancora l’inesauribile ricchezza della sapienza, della riflessione teologica, della tradizione liturgica, musicale, devozionale, tutto questo ha un solo significato: vuole tenere viva la domanda su Gesù, vuole accompagnare ogni figlio d’uomo a cercare l’incontro con Gesù per lasciarsi illuminare dal suo mistero.
Devo quindi dare qualche avviso per la città e forse anche per la Chiesa che ha perso la domanda.
Là dove tutto si vende e si compra, là dove ciascuno cerca il suo posto per fare i propri affari, la domanda è proibita, perché pretende di mettere in discussione che la cosa più importante sia guadagnare, sia il proprio interesse, sia il proprio banchetto per vendere e comprare.
In una società in cui per essere visibili è necessario sembrare belli, curare le apparenze, rendersi interessanti con l’esibire se stessi, la domanda è ritenuta un fastidio, perché quello che interessa non è chi è Gesù, ma quanta gente mi ha notato, quanto si riesce a far colpo per acquisire notorietà. Per ritrovare la domanda è necessario l’incontro con i poveri, con i malati, con quelli che gemono nella prova, perché hanno bisogno di speranza, di sperimentare la misericordia di Gesù… Per questo le nostre comunità sono così generose e ricche di iniziative, non solo per dare un temporaneo sollievo, ma per dare voce alla domanda, per testimoniare che c’è un solo salvatore, Gesù, morto e risorto.
La città vecchia e stanca, come i sacerdoti e gli scribi, coloro che sono assestati in un potere che non vuole essere messo in discussione, che non vuole essere disturbato, censura la domanda su Gesù perché intuisce il pericolo di contestazione. La città vecchia e stanca è triste, ma non vuole chiedersi perché; la città vecchia e stanca non ha più speranza e cerca rassicurazione nell’accumulo, nell’isolamento, e non vuole che si ponga la domanda su Gesù perché ha già deciso che non è interessante.
Per questo nella città vecchia e stanca sono una benedizione le voci dei bambini che cantano, che pongono domande imbarazzanti, che sono contenti di accogliere Gesù. Per questo la nostra comunità cristiana continua a dedicare molte persone, tempo, risorse per accogliere i bambini, per visitare l’agitazione degli adolescenti, per prendere contatto con i giovani. Gli adulti, i genitori, gli educatori, gli insegnanti, tutti coloro che sono impensieriti dalla malinconia della generazione giovanile invitano tutti a ritrovare la domanda su Gesù, perché lui solo mostra che si possono vincere le paure, si può desiderare il futuro, si può mettersi in cammino per rispondere alla propria vocazione. “chi è costui?”. Vale la pena di cercare Gesù, di ascoltarlo, di confidarsi con lui.
don Daniele

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