Vivere la ripartenza

Le promesse degli inizi sono sempre cariche di speranza: ricominciano tutte le attività sociali e anche quelle della comunità cristiana.

Qualche settimana fa il nostro Arcivescovo si è recato in visita alle comunità cristiane della Veddasca; nella sua omelia ci fornisce degli spunti interessanti per affrontare un aspetto importante della nostra vita, quella di pensare di non essere all’altezza dei compiti che ci vengono affidati.

Sperimentiamo il fallimento. Siamo partiti con entusiasmo, ma l’entusiasmo si è spento e le aspettative, i progetti, i propositi sono falliti, si sono rivelati impraticabili.

Ci sono matrimoni falliti: preparati con serietà e con molte aspettative. Sono finiti in un fallimento. Ci sono opere educative fallite: i genitori si sono proposti di essere buoni genitori, poi devono constatare che i figli non hanno ricevuto né condividono i valori che i genitori hanno cercato di trasmettere. Si dicono: “Siamo genitori falliti!”.

Gli insegnanti si sono proposti di essere bravi educatori; i preti, i\le catechisti\e si sono proposti di educare cristianamente i giovani che incontrano. Si deve constatare che l’opera educativa è, in molti casi, fallita. Anche Geremia, il profeta, riconosce il suo fallimento: vi ho parlato nel nome del Signore e non mi avete ascoltato; Anche Gesù prevede il fallimento della missione affidata ai suoi discepoli: qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alla vostra parola… Anche i santi sperimentano il fallimento…

La missione è fallita, ma non è colpa mia. C’è anche una meschina consolazione di fronte al fallimento: dare la colpa agli altri, al mondo, alle circostanze, alle persone che si sono messe contro, agli strumenti moderni pervasivi che riempiono la testa e le case di esempi rovinosi e mettono in ridicolo le parole del Signore e le sue esigenze. In effetti non possiamo dire che è “tutta colpa mia”; non possiamo però negare che, almeno in parte, il fallimento è evidente.

L’interpretazione cristiana del fallimento: Ho fallito, ma non sono “un fallimento”: la stima di sé nel nome del Signore. La missione non è raccogliere, ma seminare: la speranza. Dio continua ad attirare tutti a sé per salvarli: in vita o in morte…; la fede: Il fallimento non è un motivo per fermarsi, ma per andare oltre, altrove, riprovare, ricominciare (Domenica 11 agosto 2024).

Le ultime parole sono proposte come un indice dei temi, come questioni aperte a cui ciascuno di noi deve dare le proprie risposte. Il nuovo anno pastorale sarà il tempo e lo strumento che Dio ci mette a disposizione per trovare le giuste risposte e per dare sostanza e qualità alla nostra vita di fede.

don Daniele

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Opera: Profeta Geremia – Michelangelo – 1508/1512 – affresco – Cappella Sistina


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