Nel giorno in cui si celebra la solennità più importante dedicata alla Vergine, ripercorriamo come si è formato il dogma dell’Assunzione.
Per molti secoli, in assenza di fonti evangeliche, è stata una convinzione sempre più radicata nel cuore dei credenti ed è stata accolta dalla Chiesa cattolica soltanto nel secolo scorso, proprio in virtù del portato della sua splendida forza di fede.
A partire dalla Pasqua, il cammino dell’anno liturgico è tutto un involarsi tra cielo e terra: la Resurrezione, l’Ascensione di nostro Signore, poi lo Spirito Santo che scende sulla terra attraverso la Pentecoste sugli apostoli e ancora, con la Trasfigurazione, Gesù che riassume in sé la natura umana e quella divina. Arriviamo all’Assunzione di Maria, il 15 agosto, salita in cielo in corpo e anima. La successione liturgica non è casuale: il progetto salvifico si approfondisce e si rinnova nelle festività che si susseguono durante l’anno.
L’Assunzione ricorda il dies natalis di Maria, ovvero il giorno che segna il momento della fine della sua vita terrena e l’inizio di quella trascendente, del senza fine, accanto al Figlio. E dies natalis era chiamato nel mondo paleocristiano il giorno della morte del credente, che non era considerato la fine dell’esistenza umana ma la rinascita. Infatti la memoria liturgica dei santi cade sempre nel giorno della loro morte e non della nascita.
Il concilio di Efeso convocato da Teodosio II, nel 431, conferì a Maria l’appellativo di Theotòkos, portatrice – ovvero madre – di Dio. Dalla definizione conciliare scaturisce la naturale deduzione che Maria, avendo portato nel grembo Dio e quindi essendo esente da ogni forma di peccato, non poteva essere soggetta alle leggi della natura. Le spoglie della madre di Dio non potevano essere corrotte dalla morte. Il suo corpo doveva essere preservato: è così che fu assunta in cielo interamente, in anima e corpo. E nel corso del XX secolo, i dogmi relativi all’Immacolata concezione prima – nel 1854 con Papa Pio IX – e più tardi dell’Assunzione, sono stati la risposta a una pressante richiesta che proveniva dal popolo.
Le apparizioni della Vergine a Lourdes in Francia, a Fatima in Portogallo e a Guadalupe in Messico le diedero ancora maggior impulso, sullo sfondo delle guerre civili, mondiali e del dopoguerra. Nel 1940 tra Italia, Spagna e America Latina, furono raccolte più di otto milioni di firme che chiedevano al Papa una dichiarazione formale. Petizioni, preghiere, congressi di studio e studi teologici erano diventati una voce sola, chiedevano ciò che dentro il cuore era diventata una certezza di fede: la proclamazione di Maria Assunta.
Il 1° novembre 1950, dopo aver consultato ufficialmente l’episcopato con l’enciclica Deiparae Virginis (1° maggio 1946), Papa Pio XII emanò la costituzione apostolica Munificentissus Deus sulla glorificazione di Maria in cui leggiamo la solenne definizione: “Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.
don Daniele
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Opera: Assunzione della Vergine – Pieter Paul Rubens – 1626 – Cattedrale di Anversa

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