A proposito del rinnovarsi di giorno in giorno

Omelia dell’Arcivescovo Mario all’inizio della Quaresima:

È come se il mondo fosse invecchiato. Sembra di abitare in una di quelle case abbandonate al degrado: le cose non funzionano, le finestre non chiudono bene e spifferi gelidi fanno rabbrividire i bambini, le riparazioni sono cose nuove appiccicate su muri che si sgretolano e qualche rubinetto funziona come per miracolo.

Il mondo invecchiato cade a pezzi e si aggirano bande di disperati, di vandali, di delinquenti che si accaniscono a rovinarlo, come quelli che si divertono a tagliare il ramo su cui sono appoggiati. Nel mondo invecchiato i discorsi sono deprimenti. Sono frequenti i battibecchi: “È colpa tua. Siete stati voi! Hanno cominciato loro!”.

Nello spettacolo desolante si riconoscono però uomini e donne che custodiscono il principio del rinnovarsi di giorno in giorno. Perciò non si scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno (2Cor 4,16). Uomini e donne amici di Dio percorrono la terra e la loro vita racconta del “rinnovarsi di giorno in giorno”. È come se avessero una riserva inesauribile di gioia. In realtà non hanno nessuna riserva e ogni giorno, ogni giorno attingono alla sorgente della gioia. Si fermano, infatti, ogni giorno per ascoltare le confidenze di Gesù. “Queste cose vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).

Conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno. Sono infatti abituati a fare l’esame di coscienza, cioè a mettersi alla presenza di Dio ogni giorno per domandarsi in che cosa possono correggersi, di che cosa devono chiedere scusa, e a domandare a Dio la grazia di essere domani più capaci di amare. Perciò non sono facili a criticare gli altri. Fanno l’esame di coscienza e si rendono conto di essere povera gente imperfetta eppure desiderosa e contenta di ricevere la grazia di Dio.

Conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno. Sono infatti allergici alle etichette che classificano gli altri e li riducono a sagome senza spessore e senza mistero. Vivono gli incontri, proprio quelli di ogni giorno con le persone che si direbbero più scontate e noiose con una specie di benevolenza attenta e di stima previa a ogni conferma. Riconoscono spesso di aver pensato male senza motivo di qualcuno e di non aver capito molto degli altri.

Conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno. Attraversano infatti le tribolazioni della vita e le valutano come suggerisce Paolo: il leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria (2Cor 4,17). Insomma, sono amici di Dio e vivono nella speranza.

don Daniele

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Opera: Sansone – Valentin De Boulogne – 1625 – Cleveland Museum of Art


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