Voi stessi date loro da mangiare

Sabato scorso, in Duomo, l’Arcivescovo ha incontrato i ministri straordinari dell’Eucaristia: sono incaricati, tra l’altro, di visitare gli anziani e gli infermi e portare loro il dono dell’Eucaristia.

Gli anziani, gli ammalati, sono coloro ai quali noi sacerdoti porteremo la benedizione natalizia.

Ecco allora qualche parola tratta dall’omelia pronunciata dall’Arcivescovo.

«L’enorme folla degli affamati: che cosa possiamo fare? abbiamo così poco! L’incalcolabile bisogno di compagnia: che cosa possiamo fare? abbiam così poco tempo! La desolazione e lo strazio di situazioni così complicate e tragiche: che cosa possiamo fare? siamo così piccoli. Nella costatazione dell’impotenza i credenti non si lasciano vincere dallo scoraggiamento e dalla rassegnazione. Ascoltano invece la parola di Gesù, offrono quel poco che hanno. E la benedizione del Signore che spezza il pane rende possibile sfamare i cinquemila e raccogliere le dodici ceste della sovrabbondanza.

Le lamentele, le richieste, le aspettative che si raccolgono negli incontri di ogni giorno riguardano infiniti aspetti della vita. La gente scontenta, provata dalla vita, in difficoltà per la salute, l’insufficienza di risorse, l’esasperazione della burocrazia, la conflittualità dei rapporti presenta un elenco inesauribile di esigenze e di pretese. Quello che abbiamo da offrire sembra irrilevante.

Che cosa offrono i ministri dell’Eucaristia? Non hanno né oro né argento (cfr At 3,6). Portano la presenza di Gesù, il suo amore crocifisso. A chi interessa? Chi lo aspetta? Talora si percepisce un senso di irrilevanza, di disinteresse dell’ambiente che circonda i malati e gli anziani “chiusi in casa”, talora si ha l’impressione che neppure i malati chiedano e aspettino il dono della comunione eucaristica, si constata che, mentre scompare una generazione, scompare anche un desiderio. Anche le folle che cercavano Gesù nel deserto, dopo aver mangiato il pane sovrabbondante cercano Gesù per farlo re, ma non perché hanno riconosciuto il segno (Gv 6,26).

L’eucaristia fa dei molti un cuore solo e un’anima sola. La presenza in chiesa è desiderabile: non è una inerzia, non è un adempimento. Quando la presenza in chiesa diventa impossibile o troppo rischiosa, chi si accorge delle assenze? Chi permette alla comunità di vivere in comunione oltre gli incontri “di presenza”?».

Ecco, noi cristiani dovremmo essere la presenza di Gesù! Siamo tutti un po’ responsabili di portare un segno di comunione a coloro che, per diversi motivi, non possono più essere presenti alla vita della comunità. Essere “assenti” non vuol dire essere esclusi: ma tocca a tutti noi far sentire a chi soffre la presenza della comunità e la presenza del Signore.

don Daniele

Per consultare o scaricare l’ultimo numero dell’informatore Oltre l’apparenzacliccare qui.

Opera: L’ultima comunione di San Francesco – Pieter Paul Rubens – 1619 – olio su tavola – Museo reale di belle arti di Anversa


Commenti

Lascia un commento