Ci avviciniamo alla solennità di tutti i Santi, che apre il mese di novembre nel quale pregheremo anche per i nostri cari defunti. La santità è un obiettivo che ogni cristiano dovrebbe perseguire: quanti esempi, quanta santità nella Chiesa…. Ma quale esempio seguire?
Ognuno di noi ha dei santi ai quali è particolarmente devoto; ma, fra tanti, vorrei suggerire una figura di sacerdote delle nostre terre ambrosiane e che è sicuramente noto: don Carlo Gnocchi.
Ecco qualche parola tratta dall’omelia che l’Arcivescovo ha rivolto in occasione del 120° anniversario della sua nascita.
Le sofferenze del tempo presente (Rm 8,18) spingono verso abissi insondabili, tenebre spaventose. L’immensa tragedia che gli alpini hanno vissuto nel gelo dell’inverno russo ha stremato i corpi e le anime. Ha spinto don Carlo Gnocchi e i suoi compagni di sventura fino all’estremo. Don Carlo scrive: “A quali estremi può essere spinto l’uomo da così grave iattura e da così spietata condizione di cose? Può darsi condizione più disperante e più umiliante di quella che viene dall’impossibilità di soccorrere, dal non aver più una benda per un ferito, la forza di stendere la mano a un congelato che si trascina carponi dietro la colonna, un po’ d’acqua per un morente, un pezzo di pane per un estenuato – peggio ancora – del non aver neppure la facoltà di commuoversi e di soffrire? Nulla è più agghiacciante di questo impietrimento e quasi morte interiore, sotto i colpi troppo gravi e reiterati della sventura, della fame, della stanchezza e del sonno (Carlo Gnocchi, Cristo con gli alpini). Ci sono uomini e donne che oggi sono trascinati giù nell’abisso del disumano dai “colpi troppo gravi della sventura”.
Talora le sofferenze sono rimediabili e noi saremo vicini a coloro che soffrono per dire loro: “Cristo è con te, Cristo si aspetta da te che tu guarisca, che tu recuperi le tue energie, la tua abilità. Non perderti d’animo, Cristo è con te!”. Talora le sofferenze sono irrimediabili e la morte si profila come l’esito inevitabile e noi saremo vicini a chi soffre per dire: “Cristo è con te, non ti abbandona. Cristo ha subito e sconfitto la morte e le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura”.
Talora le sofferenze sono misteriose e penetrano nell’intimità irraggiungibile della coscienza, come un’angoscia incomprensibile, una inquietudine che non lascia pace al pensiero, alle emozioni, e noi saremo vicini a chi soffre per dire: “Cristo è con te e non ti abbandona. Cristo è la nostra pace, Cristo abita proprio là dove non arriva la luce, là dove le medicine possono intontire ma non guarire, là dove non arrivano le parole neppure di coloro che ti amano. Cristo è con te”. Talora le sofferenze sono impercettibili, viviamo accanto e non ce ne accorgiamo, sono le persone di casa ma sono come estranei, sono quelli che incontriamo tutti i giorni e si presentano bene, impeccabili, efficienti, eppure hanno dentro un dramma che nessuno ascolta.
Noi vorremmo almeno sorridere e tendere la mano per dire: “Cristo è con te, e quello che nessuno ascolta Cristo lo ascolta, e quello che nessuno consola può accogliere il Consolatore, lo Spirito che Cristo manda nei nostri cuori”.
don Daniele

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