Ci sono tanti pensieri che si affacciano alla mia mente, vorrei cercare di fare ordine e suggerire alcuni spunti di riflessione che sostengano il nostro senso di appartenenza alla Chiesa.
In questi giorni stiamo vivendo, ormai giunta alla conclusione, la Missione popolare cittadina: i frati, le religiose, i laici missionari francescani ci hanno aiutato a riscoprire l’importanza dell’incontro con il Signore Gesù, il Salvatore, come Colui che è la sorgente della nostra fede, attraverso l’ascolto e la meditazione della parola e la celebrazione dei Sacramenti, soprattutto quello della Riconciliazione come incontro col Padre misericordioso.
Ma li abbiamo visti anche camminare per le strade di Luino, incontrare la gente, i giovani nei luoghi dove si vive ogni giorno e quasi ci si dimentica di una Presenza che ci invita, ci chiama a progetti grandi.
Questo “passare tra la gente” mi ricorda che i cristiani attraversano la vita del mondo, vi abitano, nonostante tutte le difficoltà e le contraddizioni dell’esistenza. Il cristiano vede, soffre, si domanda perché, e prega! La Chiesa, che vive nel mondo, la Chiesa, che siamo noi, è universale perché sta come una lampada che dà luce al mondo: “È la città posta sulla cima dei monti, splendida agli occhi di tutti, dove per sempre vive il suo Fondatore” (prefazio della Messa). Per questo motivo invito tutti a pregare per le situazioni di sofferenza che ci sono nel mondo, in particolare quelle generate dai tanti conflitti in corso.
C’è un’altra dimensione della Chiesa, quella locale, che oggi ci viene richiamata dalla festa della Dedicazione del Duomo di Milano. Per ogni Diocesi, anche per la nostra, il Duomo esprime il riferimento al Vescovo perché lì c’è la “cattedra” (infatti si chiama anche “cattedrale”) da cui il Vescovo presiede, insegna e conduce la vita della Chiesa locale; esprime la comunione tra tutte le parrocchie della Diocesi e la comunione col Vescovo.
Mi sembra, in questa prospettiva, che non ci sia spazio per “andare ognuno per conto proprio, perché da soli si fa meglio e prima”; ci viene chiesto lo sforzo della comunione, che è più difficile ma più gratificante, perché ci fa sentire parte di un popolo più grande.
L’Arcivescovo Mario, nella sua Proposta Pastorale per l’anno 23-24 intitolata “Viviamo di una vita ricevuta” ci invita a pensare che la vita ci è stata donata e a chiederci come possiamo ridonarla in contraccambio perché abbia ancor più valore; anche nelle nostre parrocchie c’è tanto da fare, c’è bisogno di gente che si impegni e dia la propria disponibilità per i differenti servizi. Grazie a tutti quelli che si impegneranno!
Questo impegno, questa disponibilità gratuita e nuova, potrebbe essere uno dei frutti della Missione? Io mi auguro di sì!
don Daniele
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(Foto dalla pagina Instagram @missionealpopolo)

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