Connessione divina

Questa domenica terminiamo la Festa della Madonna del Carmine con la benedizione e il bacio di Gesù Bambino, che proprio la Vergine Maria sembra porgerci mentre lo tiene in braccio. Quella del bacio è una tradizione che ritorna dopo il periodo del Covid e rappresenta un gesto profondo di affetto verso Gesù, che Maria ha accolto nel suo grembo per portarlo all’umanità intera, bisognosa ancora di salvezza.

In queste ultime domeniche la Parola di Dio, attraverso episodi dell’Antico Testamento, ci sta rivelando aspetti diversi delle dinamiche della vita dell’uomo, che in Gesù si concretizzano, diventando per noi, motivo di confronto e di riflessione circa il nostro modo di interpretare e realizzare la nostra esistenza.

In questa ottava domenica dopo Pentecoste l’attenzione è rivolta alle chiamate che Dio Padre e il suo Figlio Gesù hanno rivolto ad alcuni uomini per una missione particolare nella storia di salvezza. Si deve tenere presente che ogni uomo e ogni donna, anche oggi, hanno una missione da compiere a partire da una chiamata particolare del Signore e tutto ciò noi chiamiamo: “Vocazione”.

Le figure di Samuele, degli apostoli e di Paolo sono emblematiche e rispecchiano le diverse età della chiamata, così come le diverse condizioni di luogo o tempo in cui avviene, con una apertura all’imprevisto e alla dinamicità che la chiamata porta con sé. È interessante inoltre tenere presente che Dio chiama personalmente, ma, come nel caso di Samuele, ci può essere qualcuno che aiuti ad interpretare la chiamata.

Oggi, in un tempo di velocità e di molteplicità di comunicazioni, il rischio è quello di confondere le connessioni della mente e del cuore, chiudendo la connessione con Dio o confondendola con altre fonti ispirative. Diventa necessario, pertanto, trovare spazi di silenzio, oppure lasciare che la mente e il cuore siano liberi ad ogni intervento di grazia, che aiuti a discernere la propria vocazione, rimettendola poi sempre in gioco in ogni istante della vita, evitando così la fissità di ogni parola o azione.

È proprio su questo punto che sto leggendo la mia situazione personale, che mi chiede di continuare ad essere sacerdote, in una prospettiva di novità dovuta al cambiamento in atto, cercando di comprendere che cosa vuole il Signore da me, dopo 42 anni di ministero.

Ciò vale per i sacerdoti, ma anche per ogni credente che guarda alla propria vita come una vocazione, perché la storia di ciascuno muta e come San Paolo insegna, in tutto c’è una grazia particolare che il Signore non manca mai di donare.

don Sergio

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Opera: Eli e Samuele – John Singleton Copley – 1780 – olio su tela – Wadsworth Atheneum, Hartford (USA)


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